E adesso anche Battisti trema: a rischio la sua rete di protezione

Dal leader della sinistra a Dilma Rousseff, che gli è succeduta, un gruppo di potere lo ha sempre tutelato

E adesso anche Battisti trema: a rischio la sua rete di protezione

Lula finirà in galera e Cesare Battisti trema per la fine ingloriosa del suo protettore e lo sbando di una rete di potere che per anni ha tutelato il terrorista rosso condannato all'ergastolo in Italia. La parabola dell'ex presidente brasiliano, Luiz Inácio da Silva, potrebbe aprire le porte all'estradizione del ricercato Battisti. L'ex militante dei Proletari armati per il comunismo ha trovato riparo in Brasile ed è sempre scampato alla giustizia italiana grazie a Lula e alla sua cricca. In Italia lo attende l'ergastolo per quattro omicidi durante gli anni di piombo.

Eduardo Matarazzo Suplicy, con un bisnonno di origini italiane, grande difensore di Battisti e fedelissimo dell'ex presidente brasiliano, nelle ultime ore annuncia di voler andare in cella con Lula per solidarietà. Suplicy aveva già fatto qualcosa del genere con Battisti, quando era potente senatore di sinistra, facendosi fotografare dietro le sbarre con il terrorista italiano durante una specie di «giuramento della libertà».

Nel 2008 il ministro della Giustizia ai tempi di Lula, Tarso Genro, difese Battisti parlando del «fondato timore di persecuzione per le sue idee politiche» se venisse estradato. Genro, durante la dittatura, aveva aderito all'Ala Vermelha, un gruppo guerrigliero noto come Sezione rossa. Oggi è fuori gioco con la caduta nella polvere del lider maximo. Nella stessa barca di Lula c'è Dilma Rousseff, che dietro le quinte ha sempre protetto Battisti. L'ex guerrigliera del gruppo marxista Vanguarda Armada è stata eletta presidente dopo Lula, ma è caduta pure lei nella polvere. Il suo ex ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo, che ha evitato l'estradizione a Battisti, nelle ultime ore è stato impegnato su un fronte più urgente: trattare con la polizia federale la consegna «onorevole» di Lula.

Dopo l'arresto dello scorso settembre, mentre tentava di espatriare in Bolivia, il terrorista italiano è libero a Cananéia nell'area di San Paolo, ma con una cavigliera elettronica che controlla i suoi movimenti. L'Italia continua a volere l'estradizione. E da ieri sia il Pd, che il leader della Lega, Matteo Salvini chiedono a gran voce la consegna del terrorista, dopo la caduta di Lula. A metà marzo la procura generale brasiliana ha stabilito che la decisione di estradare Battisti spetta «esclusivamente del presidente della Repubblica» Michel Temer. Quest'ultimo si era già detto favorevole a rimandare in Italia il ricercato. La decisione finale è nella mani dei giudici del Supremo tribunale federale, che non hanno ancora fissato la data per discutere il caso Battisti.

Nel 2010 la stessa corte aveva detto sì all'estradizione, ma Lula ribaltò la sentenza concedendo l'asilo politico al terrorista. Oggi, nell'assise più importante del Paese, siede Luis Roberto Barroso, ex avvocato di Battisti una decina di anni fa. Proprio il suo voto è stato determinante per il via libero definitivo all'arresto di Lula.

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