Nel giorno dell'incoronazione di Massimiliano Romeo a capo della Lega lombarda, non poteva mancare anche la provocazione dell'ultimo segretario regionale eletto prima del commissariamento (affidato al deputato Fabrizio Cecchetti), ossia Paolo Grimoldi, che dal Carroccio è stato espulso dopo una serie di operazioni spericolate contro Matteo Salvini. E che ieri ha fatto sapere che la nuova associazione «Patto per il Nord» ha consegnato a Umberto Bossi la tessera numero uno, nominando il Senatur «presidente ad honorem».
Grimoldi, che prima delle elezioni europee aveva anche comunicato l'intenzione di Bossi, mai ufficialmente confermata, di votare per Forza Italia, rivendica anche «la fiducia dell'uomo che per primo ha fatto alzare la testa al Paese circa le questioni meritocratiche, federaliste e libertarie».
Prima di questa associazione, Grimoldi era stato il promotore del «Comitato Nord», fronda di bossiani che reclamava il ritorno alle origini del Carroccio. E sempre prima delle Europee, insieme ad altri militanti ed ex parlamentari aveva inviato una lettera a Salvini chiedendo conto di alcune scelte, come la candidatura del generale Roberto Vannacci. «La speranza non muore mai e Romeo è il miglior segretario possibile ma si deve cambiare linea politica, segretario federale e nome: Salvini premier va tolto dal simbolo - commenta Grimoldi -. La lega non esiste più, oggi purtroppo c'è solo la Salvini premier, uno dei tanti partiti assistenzialisti».
Indirettamente, la risposta di Salvini era arrivata già in mattinata quando al congresso lombardo gli era stato chiesto di chi ha lasciato la Lega o era stato allontanato: «Se uno se ne è andato, non siamo mica in una caserma dove lo dobbiamo riprendere con la forza» le parole del vicepremier, convinto che «abbiamo atteso fin troppo a dirlo. Nessuno deve essere costretto a fare quello che non vuole. Se sei un soldato, obbedisci, ti incazzi ma dopo 24 ore torni a fare il mestiere di militante. Se qualcuno ha fatto altre scelte, lo rispetto ma arrivederci e grazie, guardiamo avanti».
Il confronto interno «è sacrosanto va avanti Salvini - ma quando si va a sputtanare un altro militante sui giornali, non è più confronto interno ma mancanza di rispetto».
Ad ogni modo «Bossi non l'ho sentito ma lo farò sicuramente - conclude il segretario-.
Ma la cosa che più danneggia la Lega sono le polemiche e il rumore di fondo che arriva da dentro. Siamo sotto attacco e quando sei attaccato l'unica cosa che non puoi permetterti di fare è litigare nel tuo accampamento».
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