Si chiama «racial profiling», si traduce come «schedatura razziale» e sta facendo litigare i ministri del governo di Angela Merkel. La schedatura razziale è il fenomeno per cui nei paesi occidentali la polizia si accanisce nei controlli su alcuni gruppi etnici, fermando soprattutto persone con la pelle scura. La quantità di melanina e non il comportamento del fermato è insomma la discriminante del controllo. Anche nella Germania multietnica, la Polizei sarebbe caduta nel vizio del racial profiling. Il condizionale è d'obbligo ma il sospetto c'è visto che lo scorso 12 giugno i portavoce di ben due ministeri avevano sollecitato uno studio in materia. Per prima era stato il dicastero della Giustizia a sostenere che «una ricerca del genere dovrebbe essere condotta». Era seguita la replica del Viminale tedesco secondo cui «Interni e Giustizia stanno lavorando allo sviluppo di un concetto per uno studio sulla profilazione razziale nella polizia». L'unico ostacolo era il tempo: «Poiché l'esatto progetto di studio non è stato ancora determinato, non è ancora possibile fornire dettagli specifici su ulteriori dettagli». A cambiare le carte in tavole ha provveduto invece l'energico ministro degli Interni, il cristiano-sociale bavarese Horst Seehofer. Un suo portavoce ha fatto sapere che uno studio del genere «non è necessario» per una ragione molto semplice: la schedatura razziale delle persone è illegale e vietata dalle pratiche della polizia. E se in passato si è registrata qualche evenienza di profiling razziale, si è trattato di «casi assolutamente eccezionali». Insomma, la polizia ha la coscienza a posto, ha concluso il portavoce del ministro.
Un'uscita a gamba tesa che ha lasciato interdetta la ministra socialdemocratica della Giustizia, Christine Lambrecht. Apparsa sul primo canale della tv pubblica (Ard), la guardasigilli ha promesso che «parlerà di nuovo con il collega» sull'utilità di uno studio del genere per i poliziotti, «che sono pilastri del nostro ordinamento». La questione spacca anche i partiti: la ricerca era stata sollecitata dalla co-presidente del partito socialdemocratico Saskia Esken, scesa in campo «contro il razzismo latente delle nostre forze di polizia».
Esken ha anche chiesto l'istituzione di un ufficio a livello federale per raccogliere le lamentele contro la polizia. Qua Lambrecht ha fatto quadrato con Seefoher nel respingere tanto le accuse quanto la richiesta della leader Spd. Alla quale ha risposto indirettamente il portavoce del ministro degli Interni. «I singoli casi di discriminazione vengono già chiariti e sanzionati tempestivamente».
Critiche contro la decisione di Seehofer di bloccare lo studio sul nascere sono piovute da Verdi e socialcomunisti. In sua difesa si è espresso invece Friedrich Merz, il candidato della destra interna del partito di Angela Merkel, in corsa per diventare il nuovo leader della Cdu al prossimo congresso del partito a dicembre.
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