Oggi l'Inghilterra compie un altro passo verso la normalità, con negozi non essenziali, parrucchieri, palestre, pub e ristoranti che riaprono pur tra cautele e limitazioni, quali la possibilità di servire clienti solamente all'aperto. Quella di oggi è la terza fase di una progressiva riapertura cominciata a inizio marzo e che dovrebbe portare il Paese Covid permettendo all'eliminazione di qualsiasi restrizione a partire dal 21 giugno, solstizio di un'estate di libertà.
Quando il primo ministro Boris Johnson lo scorso 22 febbraio ha illustrato alla nazione la road to freedom, la strada verso la libertà dal virus, gli occhi di molti hanno cercato velocemente il giorno in cui i pub avrebbero riaperto. Pur se parzialmente, pur senza poter accogliere i clienti al loro interno, comunque il giorno della loro riapertura rappresentava il vero punto di svolta di una chiusura sociale prima ancora che economica oramai insostenibile. Poche ore dopo l'annuncio di Johnson si condividevano fra amici i link a siti internet con il conto alla rovescia di quanti giorni, ore, minuti mancassero alla riapertura. Che sarà oggi.
L'Inghilterra è i suoi pub. Storici e moderni, nelle città, nei villaggi di campagna, per turisti o per local che vivono nelle vie attorno, dove si può anche mangiare o dove si serve solamente birra, con o senza musica, intimi o caciaroni. Ognuno ha il suo pub di riferimento, dove si entra per una pinta dopo lavoro con i colleghi, magari anche più d'una il giovedì e il venerdì sera, dove si vanno a vedere le partite, dove si entra per leggere un libro, scribacchiare al computer, incontrare amici e sconosciuti. Il pub per un inglese è un'estensione della propria casa, un'altra stanza a disposizione per lasciare dietro di sé la noia domestica, un luogo dove il tempo si conta a pinte, non con l'orologio. In una società multietnica ma ancora fortemente incardinata nel privilegio di sangue e di censo, dove spesso le scuole perpetuano riti e divisioni sociali tramandate nei secoli, il pub spazza via la diversità dei suoi avventori, tutti sono uguali davanti al bancone nell'atto di ordinare, il ricco banchiere signore-dell'universo a fianco del carpentiere esteuropeo appena uscito dal cantiere. Il pub è il luogo della socialità senza obblighi.
Con la riapertura di oggi il Paese fa un grande passo ideale verso la normalità. Nemmeno durante i due conflitti mondiali i pub hanno chiuso, secondo la BPPA - l'associazione di categoria quasi 2000 locali hanno cessato l'attività a causa della pandemia durante il 2020, il 5% del totale. E non tutti riapriranno oggi perché il limite di poter servire solo clienti all'aperto significherà per molti operare in perdita.
La stima è che oltre metà dei 50 mila pub del Paese rimarranno chiusi, in attesa di poter tornare ad accogliere i clienti al chiuso, non prima del 17 maggio. Fino ad allora solamente al fresco, il dehors inglese. Una limitazione che non impedirà una serata di festa nazionale, dopo 4 mesi dell'ennesimo lockdown.
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