E Marni veste un romanticismo «asciutto»

Luxury rilassato da Hogan, pulita e rigorosa la collezione Jil Sander

Lucia SerlengaUn po' di calma, giusto quel tanto per buttarsi alle spalle ogni inutile complessità e puntare verso la semplificazione. L'uomo Marni è convinto, come dice il mistico cinese Chuang-tzu, che a una mente tranquilla, l'universo si arrende. «Un movimento lento e intimo, pervade il nuovo concetto di eleganza fatta di forza e di fragilità» spiega infatti Consuelo Castiglioni direttore creativo di un brand in costante ascesa prima di mandare in passerella una collezione perfetta sulla colonna sonora del brano intimista Passing by di Ulrich Schnauss, autore di musica elettronica dal volto umano. Perché non solo nella musica, la semplicità e la leggerezza sono difficili da raggiungere: Marni ci riesce nelle ingenue camicie abbottonate sulla schiena e sovrapposte o anche senza bottoni a righine o a stampa floreale che la designer definisce «broken promise». E poi mandando in scena cappotti che avvolgono il corpo e si allacciano lateralmente con una sottile cintura di tessuto a scomparsa, completi romanticamente asciutti portati con una stola di castorino, l'idea di un lusso sussurrato, interiorizzato e sdrammatizzato da berretti e sneaker. Tutto è leggero, nulla è superficiale. Una storia giocata sul filo della scarna poetica metropolitana è invece quella di Rodolfo Paglialunga designer della collezione Jil Sander apparsa pulita, rigorosa e un po' militare con l'insistita imbragatura che ricorda tuttavia l'harness del linguaggio fetish e dei giochi di ruolo. Su cappotti e giacche, invece, è un modo per sezionare il busto e sottolinearne la statuaria e quasi marziale bellezza messa in risalto dalla magnificenza dei pullover a coste con toppe sulle spalle, delle maglie a punti irregolari coordinate con bellissime sciarpe fermate da spille di sicurezza e dai capi in pelle. Il verde militare la fa da padrone mentre il grigio diventa mappa di metropoli che l'astrazione trasforma in nuovi pattern per cappotti ed elegantissimi completi. Ennio Capasa si muove invece sulla scia di una scelta creativa molto personale e in Costume National Homme sorprende per una cartella colori dove prorompono il rosso pieno, il verde brillante, il blu Klein alternati ai neri e ai grigi per tracciare la dicotomia estetica fra couture e uniformi da combattimento. Del resto in un mondo sotto pressione - inevitabile nella colonna sonora Under pressure di David Bowie e Freddy Mercury - l'eleganza ha qualcosa di squisitamente sartoriale ma anche di contraddittorio: gli inappuntabili cappotti in doppio cashmere per esempio, contraddetti dal tocco ribelle dei pantaloni combat. Pensare in termini di casual luxury rilassato e prezioso allo stesso tempo è missione di Hogan che abbina persino gli abiti tuxedo sartoriali a T-shirt stampate e a magnifiche sneaker e per il prossimo inverno comunica che il modello più gettonato e in limited edition sarà «Club», sneaker dall'animo rock in pelle metallizzata argento e nero.

Il culmine della calma e della semplicità si raggiunge tuttavia nella ricerca ascetica di Lucio Vanotti, quarantenne di Bergamo ospitato ieri con il suo défilé da Armani: i cappotti kimono e a vestaglia, i pantaloni comodi con l'elastico interno per poterli indossare a diverse altezze, le coperte militari che diventano tuniche e le sciarpone protettive da portare dentro o fuori, le righe a grandi rapporti poste in orizzontale su spolverini e pantaloni. Armani ringrazia: la citazione al suo stile è volutamente generosa, il risultato interessante.

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