Non solo Ucraina. «La nostra missione è difendere l'Occidente», dice Giorgia Meloni ai piedi dell'aereo, prima di imbarcarsi per Erbil. La premier volerà infatti nel Kurdistan e in Iraq «per portare gli auguri di Natale a tutti i nostri militari impegnati nelle operazioni di pace»: laggiù l'Italia, ricorda, «ha il comando della missione Nato». E dunque la linea di politica estera non cambia. «Unione Europea, Alleanza atlantica, Onu, sono questi i capisaldi, il perimetro nel quale vogliamo giocare un ruolo da protagonisti».
Insomma, continuità, perché nemmeno l'approccio alla questione del gas varia un granché rispetto ai tempi di Super Mario. «Ci troviamo di fronte a sfide enormi ed e necessario utilizzare al meglio le nostre risorse. La battaglia contro la dipendenza energetica è stata cominciata dal precedente governo, Draghi e Cingolani hanno fatto un ottimo lavoro che stiamo proseguendo». La Ue ha dato il via libera al price cap, come Roma chiedeva da un anno. «Siamo stati i capofila, un risultato fondamentale, ora la sfida è tornare a produrre diversificando. Si apre una grandissima occasione». Oggi secondo la premier «c'è molta voglia di Italia», si «ricerca la nostra unicità».
Intanto Giorgia vola dalle truppe, accompagnata da Antonio Tajani e Guido Crosetto. «Ci sono altri quattro o cinque ministri in partenza per altrettanti teatri dove sono impegnati i nostri militari. È un gesto simbolico minimo ma serve per dare un segnale importante a queste persone che sicuramente si sacrificano più di noi, per dire grazie a chi passa il Natale lontano da casa servendo il Paese». Soldati, civili, tecnici, funzionari, diplomatici. «Uomini e donne che, pur trovandosi quasi sempre fuori dai confini, riescono ad amare questa nazione come si riesce a farlo quando non la si vive tutti i giorni».
E la strada da seguire è sempre la stessa, passa per Occidente, «per la difesa del sistema e dei valori che abbiamo creato dalle macerie della Seconda guerra mondiale». Adesso che l'Europa è tornata a vivere conflitti, morti, bombe, occorre tenere duro. Innanzitutto, dice la Meloni alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, continuando a sostenere Kiev, anche con le armi. Poi lavorando per aprirne spiragli. «Bisogna evitare il rischio che questa situazione si riduca al racconto dell'Occidente, il nostro campo, contro il resto del mondo. Perciò serve il dialogo. Il conflitto in Ucraina è uno spartiacque, noi dobbiamo rinnovare i rapporti con i nostri Paesi amici». E dare forza all'Europa. Se infatti ci siamo resi conto «dell'eccessiva dipendenza energetica dalla Russia», ora non dobbiamo fare l'errore opposto, «essere dipendenti dagli Usa per la sicurezza».
Di pace o di cessate il fuoco non se ne vedono nemmeno le tracce.
Le sofferenza di un popolo aumentano. «Per capire come stanno gli ucraini - concluder la Meloni - chiederei agli italiani di spegnere un'ora al giorno la luce e il riscaldamento. Così si comprenderà che significa difendere la libertà e la patria».
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