Le università iraniane sono in rivolta. Ieri sono continuate le proteste, come avviene ormai da quindici giorni, per Mahsa Amini, la 22enne curda morta il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non indossava il velo in modo corretto. Si sono tenute negli atenei di Shiraz e Birjand oltre che in alcune università di Teheran, dove gli studenti hanno anche chiesto il rilascio di alcuni colleghi arrestati nei giorni scorsi nell'Università Sharif, sempre nella capitale. La situazione è così tesa che è dovuto intervenire il leader supremo iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei.
Ha accusato gli Stati Uniti e Israele per le proteste anti-governative che stanno dilagando nel Paese. Sono i suoi primi commenti pubblici sui disordini. «Siamo inorriditi e allarmati dalla repressione delle proteste in Iran», ha intanto ribadito la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. Khamenei ha affermato che le «rivolte» erano state «costruite» dagli acerrimi nemici dell'Iran e dai loro alleati. «Se non ci fosse stato alcun problema con la morte della giovane donna, avrebbero usato un altro pretesto per fomentare disordini e rivolte in questo momento», ha spiegato. Ha anche invitato le forze di sicurezza ad essere pronte ad affrontare ulteriori disordini. Queste proteste sono la più grande sfida al governo di Khamenei da un decennio. Sono state le donne a guidare le manifestazioni iniziate dopo il funerale di Mahsa. Hanno sventolato in aria il velo o gli hanno dato fuoco al canto di «Donna, vita, libertà» e «Morte al dittatore», un riferimento chiaro a Khamenei. «Dico che queste rivolte e l'insicurezza sono state progettate dall'America e dal falso regime sionista occupante Israele, così come dai loro agenti pagati, con l'aiuto di alcuni iraniani traditori all'estero» ha sottolineato il leader supremo. Alla cerimonia di consegna dei diplomi della polizia e dei cadetti delle forze armate Khamenei ha affermato che la morte di Mahsa «ci ha spezzato il cuore». «Ma ciò che non è normale è che alcune persone, senza prove o indagini, hanno reso pericolose le strade, bruciato il Corano, tolto l'hijab e dato fuoco a moschee e automobili», ha aggiunto. L'ayatollah ha pure affermato che le potenze straniere avevano pianificato queste «rivolte» perché non potevano tollerare che l'Iran «prendesse forza in tutte le sfere». Iran Human Rights, una ong con sede in Norvegia, ha affermato domenica che almeno 133 persone sono state uccise finora dalle forze di sicurezza. I commenti di Khamenei sono arrivati il giorno dopo che le forze di sicurezza hanno represso violentemente una protesta degli studenti e arrestato decine di giovani nella più prestigiosa università di scienze e ingegneria dell'Iran, la Sharif University of Technology di Teheran. Gli agenti hanno tentato di entrare nel campus, ma gli studenti li hanno respinti e hanno chiuso tutti i cancelli d'ingresso al grido: «Gli studenti preferiscono la morte all'umiliazione».
Poi i ragazzi hanno cercato di scappare attraverso un parcheggio adiacente ma sono stati presi uno ad uno e picchiati, bendati e portati via, un gran numero di persone sono state inseguite da uomini in moto. Gli studenti subito dopo però hanno annunciato che non sarebbero tornati in aula fino a quando tutti i loro compagni non saranno rilasciati.
L'università intanto ha affermato di aver spostato le lezioni online, per «la necessità di proteggere gli studenti». Meenna, una studentessa universitaria, ha spiegato: «Stiamo attraversando la peggiore forma di violenza da parte della polizia. Ho visto cadaveri per le strade e non permetteremo che il loro sangue venga sprecato».
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