Accade alla vigilia di ogni nuova legislatura. Tutti - stampa, opinione pubblica, politici - appaiono interessatissimi a quanto succederà nelle varie caselle del governo prossimo venturo. Chi andrà agli Interni? Chi all'Economia? Chi sarà vicepremier? Si sprecano retroscena sulle spartizioni, le poltrone, i papabili. Tranne, con poche eccezioni interessate, per il ministero della Cultura. Che sembra sempre la Cenerentola della politica, qualcosa di residuale; quando, invece, dovrebbe essere il contrario. Se c'è un settore che può trascinare il Paese, anche dal punto di vista economico, è proprio quello dei Beni culturali (e del turismo). Ma i giornali ne parlano poco. Per un politico l'incarico alla Cultura spesso è visto come una diminutio. Bene. Anzi, malissimo. Domanda: il governo che si sta per formare chi avrà a capo di un ministero così defilato e delicato? Avanziamo alcune ipotesi, e una proposta. Le ipotesi: 1) Giorgia Meloni affida la poltrona a un «tecnico». E allora tutti ci auguriamo Giordano Bruno Guerri, insieme intellettuale e manager: se gestisce, tutela e valorizza il patrimonio culturale nazionale come ha fatto con il Vittoriale degli italiani, il Paese farà un gigantesco affare; 2) Giorgia Meloni sceglie un politico, e del resto i ministri della Cultura sono (quasi) sempre stati dei politici (anche se si credono intellettuali), e spesso addirittura segretari di Partito: Veltroni, Melandri, Buttiglione, Rutelli, Bondi, l'eterno Franceschini. E in questo caso il premier non ha bisogno del nostro consiglio; 3) si opta per un intellettuale che è anche un politico; e il nome allora è quello di Vittorio Sgarbi (sarebbe anche un risarcimento per essersi immolato in campagna elettorale); 4) Giorgia Meloni cede il ministero dei Beni culturali a un alleato, che significa la Lega, che peraltro è il partito italiano che ha il maggior numero di assessori alla Cultura fra Regioni e province a statuto speciale (e alcuni hanno lavorato molto bene, uno per tutti: l'assessore all'Autonomia e Cultura della regione Lombardia, Stefano Bruno Galli). Infine, la proposta (o provocazione?).
Se è vero, come è vero, che la cultura è uno straordinario volano economico, perché non nominare ministro Giulio Tremonti? Uomo di pensiero e di conti, farebbe di tutto per smentire a frase che NON ha mai detto (una fake news rilanciata per anni), e cioè che con la Cultura non si mangia. Potremmo perfino abbuffarci.
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