E le tute blu di Melfi licenziano Landini

La Fiom non correrà all'elezione dei delegati Fiat. Insulti contro il leader

E le tute blu di Melfi licenziano Landini

Landini ha rotto i c...! Le cinque parole (più il punto esclamativo) restano lì, lungo il cavalcavia che porta allo stabilimento Fiat di Melfi, per poche ore. Poi una mano pietosa - forse un irriducibile della Fiom - le cancella con lo stesso spray nero con cui - forse un deluso dalla Fiom - le aveva scritte. Uno slogan di grana grossa che «spiega» più di mille editoriali sulla «crisi del sindacato». Oggi dalle 14 fino alle 15 di domani nello stabilimento Sata-Fca di Melfi (Potenza), si voterà per eleggere la rappresentanza sindacale aziendale: in totale sono 5.905 gli aventi diritto che dovranno eleggere 48 delegati. In lizza ci sono cinque liste - Ugl metalmeccanici, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Associazione quadri e capi Fiat (Aqcf) - mentre, per la seconda volta nella sua storia non ci sarà la Fiom-Cgil che non ha firmato il contratto. La Fiom sostiene che questa esclusione non sia altro che la «vendetta» di Marchionne per il mancato «sì» di Landini. Forse è vero. Ma è altrettanto vero che tra gli ex fedelissimi Fiom di Melfi, Landini ha perso molto del suo appeal . E più lui entra a gamba tesa nell'agone politico, più le maestranze Fiat lo percepiscono come un corpo estraneo. Nella sala mensa dello stabilimento di Melfi c'è chi si dichiara apertamente d'accordo con la frase scritta sul cavalcavia. Il travaso di consensi dalla Fiom ad altre sigle più - diciamo così - moderate, è sotto gli occhi di tutti. A non vederlo è solo Landini, secondo il quale la «Fiom gode di ottima salute». Intanto nello stabilimento lucano saranno allestiti quattro seggi: unità lastratura-stampaggio, unità verniciatura, unità montaggio e unità plastica. I risultati sono attesi nella serata di domani. Nell'impossibilità di imporsi con la sua Fiom, Landini gioca a fare il duro. Rivuole conquistare ciò che ha perso. Ma sarà un'impresa ardua. Il piano di recupero landiniano recupera infatti, masochisticamente, vecchie parole d'ordine («occuperemo le fabbriche», «la classe padronale non può arricchirsi sulle spalle degli operai»): peccato che siano le stesse parole d'ordine che a Melfi perfino i lavoratori più «cipputiani» sono stanchi di ascoltare.

La riprova viene dal seguitissimo dibattito che ieri ha catalizzato l'attenzione dei moltissimi operai. Sullo sfondo la gigantografia dell'auto del nuovo modello Fiat che in Sata sembra aver scacciato i venti di crisi e cassa integrazione. Sul palco un manager dell'azienda e un sindacalista Uil. Entrambi col coraggio di fare autocritica. Ma d'accordo nell'individuare nella Fiom di Landini un «retaggio del passato». E a questa definizione scatta l'applauso in sala. E, incredibilmente, ad applaudire sono gli stessi operai. Proiettati ormai in una «più moderna logica di relazioni sindacali». «Perché il mondo è cambiato, Fiat è cambiata e anche i sindacati sono chiamati a un nuovo ruolo», sillaba il segretario della Uilm nazionale, Rocco Palombella.

«Siamo quelli che ci hanno creduto, contro quelli che si sono rivelati “profeti di sventura”». E indovinate chi erano i «profeti di sventura»? Quelli della Fiom, ovviamente. A Landini dovrebbero fischiare le orecchie. Ma il condizionale è d'obbligo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica