E gli Usa preparano la "cyberguerra"

Nel mirino l'intelligence russa. Gli esperti: "C'è il rischio di escalation"

E gli Usa preparano la "cyberguerra"

Basta con le sanzioni cosiddette mirate, basta con le espulsioni di diplomatici. Gli Stati Uniti, durante la presidenza Trump, le hanno applicate in decine di casi contro personaggi ed entità a vario titolo implicati in vicende molto gravi come l'ingerenza nelle elezioni americane o il tentato omicidio con l'agente nervino novichok dell'ex spia Sergei Skripal in Inghilterra. Risultato: zero. Il Cremlino ha continuato a lavorare sottobanco per screditare la democrazia a stelle e strisce e non si è fatto problemi a cercare di liquidare con lo stesso famigerato novichok anche il suo oppositore numero uno, Alexey Navalny. L'annunciata ritorsione della Casa Bianca contro il potere di Vladimir Putin, accusato di ripetute ingerenze cibernetiche negli affari interni di Washington, farà dunque ricorso ad altri mezzi e punterà ad altri, più sensibili bersagli.

Informazioni raccolte dal New York Times portano ad anticipare che il presidente Joe Biden determinatissimo a far capire a Putin che l'era della distaccata benevolenza americana verso Mosca è finita con la presidenza Trump - non rinuncerà all'impiego di sanzioni personalizzate, ma che soprattutto intende scatenare una «cyberguerra» contro le tre principali agenzie russe di intelligence. Nel mirino del «nonno terribile» della Casa Bianca dovrebbero dunque finire l'Svr (il servizio di spionaggio all'estero), il Gru (l'agenzia di intelligence militare, direttamente coinvolta nel caso Skripal) e l'Fsb (l'erede diretto del Kgb di epoca sovietica, che si occupa di sicurezza interna e di repressione dell'opposizione politica).

Sul conto di Vladimir Putin, Biden non ha elencato soltanto si fa per dire le sue spregiudicate iniziative volte a mantenere alla Casa Bianca Donald Trump e a falcidiare il campo dei suoi avversari politici interni. Per il presidente democratico è giunta l'ora di far pagare al Cremlino azioni di hackeraggio in grande stile come quella che nello scorso autunno colpì l'azienda informatica texana SolarWinds, derubando perfino il Pentagono di dati sensibili. Trump non ne parve troppo impressionato, ma ora l'aria è cambiata ed è in arrivo la ritorsione americana. A proposito della quale non mancano analisti che fanno sentire la propria voce per raccomandare cautela: questo genere di rappresaglie, avverte ad esempio l'esperto americano di cyberguerra James Lewis citato dal Times di Londra, possono facilmente innescare una escalation che potrebbe anche sfuggire di mano. È vero, afferma Lewis, che è stato proprio il lassismo di Trump nei confronti di Mosca a incoraggiare un'azione dannosa per gli interessi nazionali Usa come quella contro SolarWinds, ma se la risposta americana fosse troppo potente al Cremlino potrebbero sentirsi autorizzati a reagire ancor più pesantemente, dando appunto il via a una spirale pericolosa.

A Mosca, al di là della sicurezza ostentata da Putin, c'è seria preoccupazione.

Biden temono analisti russi citati ancora dal Times - potrebbe ordinare ai suoi hacker di mettere nel mirino non tanto gli interessi dei pezzi grossi dei servizi segreti, quanto i settori nazionali bancario e dell'energia, e di riservare le bordate più pesanti a compagnie private che gestiscono ad esempio le email e le applicazioni dei navigatori in Russia, suscitando un caos superiore a quello che hacker russi provocarono tempo fa negli ospedali britannici insinuandosi nei loro sistemi informatici. Senza escludere una campagna di diffamazione ai danni del vaccino russo anti-Covid Sputnik, che in queste settimane rappresenta una delle armi più preziose a disposizione dello «zar» del Cremlino.

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