E al Valle beffano Marino: "Non sgomberiamo"

Gli occupanti del teatro dovrebbero uscire oggi, ma vogliono rinviare tutto

E al Valle beffano Marino: "Non sgomberiamo"

Dopo tre anni di occupazione, e giorni di trattativa con il Comune di Roma responsabile del Teatro Valle, non sembra proprio che gli attivisti del collettivo che lo occupano abbiano intenzione di uscire entro oggi, come richiesto dal Campidoglio, per poi affidare la struttura al Teatro di Roma (con il discutibile impegno di «valorizzare l'esperienza del Valle occupato» prevedendo «finestre di teatro partecipato» anche nel cartellone del Teatro di Roma). L'assemblea degli occupanti, durata diverse ore, non si ritiene sufficientemente garantita dal Comune di Roma, e teme che l'accordo sia un trucco per farli sloggiare. «Non siamo riusciti a ottenere una garanzia formale di questo passaggio, e neanche un accordo congiunto - scrivono gli occupanti in un comunicato - Non abbiamo ottenuto ancora una road map condivisa che segni le tappe necessarie per la scrittura della convenzione e produca le condizioni opportune per la transizione. Non siamo riusciti a ottenere una garanzia rispetto alla trasparenza dei lavori di ripristino della manutenzione a cura della Soprintendenza, né un impegno a garantirne una temporalità chiara. Inoltre, siccome è stato rifiutato un sopralluogo fintanto che il Teatro Valle non sia liberato di persone e cose, non è chiaro di quale natura debbano essere i lavori e quindi la reale prospettivadi apertura del teatro nei prossimi tempi».

Il resto del comunicato, seppur nel linguaggio burocratico da collettivo sessantottino, fa capire che gli occupanti, che illegalmente tengono sequestrato un teatro pubblico da tre anni, accollando alla collettività costi e rischi, vogliono tirarla per le lunghe e restare dentro. Scrivono infatti: «Ad oggi questo tavolo non ha ancora prodotto risultati soddisfacenti. È nella natura delle lotte dei beni comuni ripensare il rapporto con le istituzioni come politica delle relazioni, e praticarla fuori dalla subalternità». Per gli occupanti «aver ottenuto un'interlocuzione che entrasse nel merito dei contenuti e degli obbiettivi ha prodotto dei primi avanzamenti. È un passaggio positivo, ma è davvero solo il primo passo di un percorso. L'accordo tra Teatro di Roma e Fondazione Teatro Valle Bene Comune sarà regolato da una Convenzione firmata da entrambe le parti ma i tempi di questa Convenzione non sono immediati e realisticamente i primi passaggi tecnici di calendario potranno essere fissati non prima degli ultimi giorni di agosto. Nonostante i tempi impediscano un dialogo sereno e costruttivo, l'amministrazione non ha dato una spiegazione convincente sul perché questa data sia così inderogabile: “Perché no?” Perché no».

È chiaro insomma che la faccenda si complica per la giunta guidata dal sindaco Pd Ignazio Marino. Dall'assessorato alla Cultura sostengono di aver accolto il più possibile le richieste degli occupanti. «Il dialogo di questi giorni con gli occupanti - dice l'assessore Giovanna Marinelli - è stato molto costruttivo e ha fatto loro realizzare che un percorso si è concluso e ora se ne aprirà un altro, non meno interessante del precedente».

Ma l'ottimismo della giunta sembra eccessivo. Anche perché si è aggiunto anche l'appello a rinviare lo sgombero ad autunno inoltrato firmato dall'ex ministro della Cultura Massimiliano Bray, dal parlamentare Pd Pippo Civati (Pd) e altri. Sgomberare oggi?

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