Continua la guerra fredda tra il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il primo spinge perché il M5s faccia l'alleanza col Pd in tutte le Regioni, mentre il secondo ha mal digerito la candidatura di Ferruccio Sansa in Liguria. «È nato il partito di Marco Travaglio», dicono a ilGiornale.it i parlamentari vicini al ministro degli Esteri. I contiani, invece, rispetto a quattro mesi fa, non parlano più di Conte come del futuro capo della coalizione giallorossa. «Ormai è chiaro, il premier si vuole prendere il partito», dicono i dimaiani. «Lo si vede soprattutto dall'attacco che Travaglio ha fatto a Di Maio dopo che ha incontrato Draghi e Letta», aggiungono.
Il giorno dopo quell'articolo, infatti, sul quotidiano La Stampa è apparso un retroscena su Conte che ha incontrato Letta e telefonato a Berlusconi «e Travaglio non ha mosso parola», fanno notare i fedelissimi dell'ex capo politico. Il sistema che ruota attorno a Conte e che ha come perno centrale proprio il direttore del Fatto Quotidiano «sta puntando a colpire Di Maio», confermano le nostre fonti parlamentari. Una vera e propria guerra che si combatte tra il detto e il non detto. Se Di Maio almeno pubblicamente, continua a sostenere Conte, il premier non fa altrettanto. «Non ha mai smentito di voler fare il capo del M5s, il partito che Di Maio ha costruito con le sue mani», sottolineano i parlamentari grillini fedeli al titolare della Farnesina che smentiscono anche le voci di chi afferma che il loro leader è pronto a traslocare a Palazzo Chigi. «Lui sa che sarebbe un suicidio», dicono. «Se avesse davvero voluto fare il premier non avrebbe mai rinunciato a quella poltrona che, invece, ha proposto per ben due volte proprio a Conte», sottolineano dal Transatlantico.
In casa M5s, insomma, regna il caos e sta montando sempre di più una certa insofferenza nei confronti del reggente del Movimento. «Vito Crimi non ha l'autorevolezza per farsi rispettare e anche dal Pd si stanno rendendo conto che lui non è un interlocutore valido», mugugnano i pentastellati che premono per la convocazione degli Stati Generali.
«Noi vorremmo un altro capo politico», ci spiegano alcuni parlamentari. E che Crimi non abbia più il polso della situazione è reso ancora più evidente dalla conferma di Antonella Laricchia come candidata grillina alla presidenza della Regione Puglia».
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