Ecco perché Degni rischia il posto

Il Pg della Corte dei Conti: "Decido a breve". Rifondazione lo difende, Gentiloni lo scarica

Ecco perché Degni rischia il posto
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«M'hanno rimasto (quasi) solo, sti quattro cornuti», avrebbe detto Vittorio Gassman. Il pugile suonato è Marcello Degni, il consigliere della Corte dei Conti che inneggia al brigatista rosso Toni Negri e che rischia la destituzione dalla magistratura contabile per le sue esternazioni social contro il governo di centrodestra. Non lo critica né lo difende Elly Schlein, rea secondo Degni di non aver fatto abbastanza ostruzionismo «da costringere l'Italia all'esercizio provvisorio» e taggata nel suo post su X che recita «potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata». Nella pagina social di Degni gli ultimi post sono quattro canzoni di rock «pesante», dai Black Sabbath agli Iron Maiden, segno che la spocchia anti meloniana di qualche mese fa («Galeazzo Bignami sottosegretario indecente», scriveva nel 2022) è finita. D'altronde, persino il suo sponsor politico Paolo Gentiloni, che da premier lo nominò alla Corte dei Conti, lo ha scaricato con poche parole, sussurrate solo ai giornalisti amici: «Le esternazioni del magistrato sono semplicemente inaccettabili». Il suo appello a «resistere, resistere, resistere» come teorizzava il capo del Pool di Mani pulite Francesco Saverio Borrelli ha trovato orecchie sensibili solo tra i compagni di Rifondazione Comunista: «Speriamo non sia vietato essere antifascista, di sinistra e magistrato contabile», dicono il segretario Maurizio Acerbo e i suoi dioscuri Giovanni Russo Spena e Gianluca Schiavon, convinti che il provvedimento disciplinare incardinato davanti al Pg sia «un grave atto di subalternità alle pressioni del governo».

Cosa rischia Degni davanti al Csm dei giudici contabili? Il ventaglio delle ipotesi è largo: se sembra esclusa l'archiviazione, si va dal semplice ammonimento fino alla sospensione di funzioni e stipendio, fino alla destituzione. «Deciderò nei tempi giusti e necessari, ma compatibili con il caso, nel rispetto delle procedure previste ed evitando passi falsi», fa sapere tramite il Corriere della Sera il Pg Pio Silvestri, che ha il compito di promuovere l'azione disciplinare e decidere eventualmente l'incolpazione, da sottoporre nuovamente al Consiglio di presidenza che dovrà aprire un'istruttoria e ascoltare il magistrato 67enne.

Presto sarà anche chiamato in audizione al Senato, o almeno questo è il progetto di Fratelli d'Italia, che con il vicepresidente Salvatore Sallemi si interroga sull'assordante silenzio del Pd sulla vicenda. «Questa mancata presa di posizione sui post del giudice Degni è un imbarazzante assenso che tacitamente apprezza chi lavora contro gli interessi dell'Italia?», si chiede il capogruppo Fdi alla Camera dei deputati, Tommaso Foti. «Ho formalizzato la richiesta di audizione presso la commissione Affari costituzionali del Senato della Repubblica del consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni. È giunta l'ora di sentire cosa avrà da dire a sua difesa questo magistrato», si chiede il senatore meloniano Marco Lisei, capogruppo FdI in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama.

Da sinistra una delle poche voci in chiaro è quella di Pierferdinando Casini: «È aberrante che un magistrato teorizzi di avere il diritto di dire tutto quello che gli passa per la testa e che si metta a elucubrare su

ostruzionismo ed esercizio provvisorio», fa sapere l'ex presidente della Camera, deluso da Pd e M5s che «dovrebbero essere le prime a condannare questo modo di fare». Ma ci sono le Europee e le Regionali, e a sinistra tutto fa brodo.

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