Ecco come sarà la Galassia blindata

Del Vecchio e Caltagirone con il governo e una quota di Bpm puntano al 33%

Ecco come sarà la Galassia blindata
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Con l'Opa lanciata da Mps su Mediobanca - in realtà un'offerta di scambio azionario (Ops) la geografia della finanza italiana verrà rivoluzionata. Se l'operazione andrà in porto sancirà la fine di un equilibrio che l'anno prossimo avrebbe compiuto 80 anni: tanti ne sono passati dalla fondazione di Mediobanca del 1946. A trasformarsi sarà la catena di controllo che protegge Generali, l'unica istituzione finanziaria privata italiana di storia e rilievo internazionale. La cosiddetta Galassia del Nord, che ha regolato i rapporti del potere finanziario italiano dal dopoguerra in poi, avrà un nuovo centro di gravità. Spostato un po' più a Sud.

Per capire quale sarà il nuovo assetto bisogna partire dall'ipotesi che l'offerta vada in porto così com'è stata annunciata ieri. Con tali numeri, l'esito finale sarà una catena relativamente semplice, che avrà al suo vertice i due gruppi privati che fanno capo alle famiglie Caltagirone e Del Vecchio (gruppo Delfin); con una quota minore, il governo, attraverso il Mef (ministero del Tesoro); infine il gruppo bancario Bpm. Questi grandi soci controlleranno oltre il 31% del Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca italiana che così, dopo 500 anni di storia, torna al centro dei giochi. Il Monte a sua volta deterrà il 13,1% di Generali che però, sommato alle quote che gli stessi grandi azionisti hanno già nel capitale della compagnia, si tradurrà in un controllo complessivo anch'esso nell'ordine del 30%. In entrambi i casi, quindi, la soglia raggiunta o facilmente arrotondabile sarà quel 33% che permette di costituire una minoranza di blocco nelle assemblee straordinarie, mettendo le società al sicuro da scalate di ogni tipo. Con la presenza del governo a presidio ulteriore di garanzia e - visto che parliamo di risparmio - della sovranità nazionale.

Tutto ruota intorno alla struttura dell'operazione: Mps effettua un aumento di capitale assai diluitivo, con esclusione del diritto d'opzione, con il quale emette oltre 1,9 miliardi di nuove azioni (contro 1,2 miliardi oggi esistenti) al servizio dell'Ops. Gli azionisti di Mediobanca riceveranno 23 di questi nuovi titoli Mps ogni 10 delle loro azioni. Così ipotizzando l'adesione totale al termine dello scambio esisteranno solo azionisti di Mps, che avrà però il 100% di Mediobanca in pancia. Cosa succede ai due grandi soci privati?

Caltagirone e Delfin sono oggi soci, rispettivamente, al 7,76% e 19,81% in Mediobanca (fonte il sito web dell'istituto); ma anche al 5,03% e 9,78% in Mps. Per effetto dell'aumento di capitale e poi dell'Ops le loro quote diventano per Caltagirone 6,68%; per Delfin 16,35%. Il Mef, che oggi è a sua volta socio in Mps con l'11,73%, si diluirà per effetto dell'aumento e si troverà intorno al 4,65% del nuovo Montepaschi. Infine, calcolando la quota di Bpm e Anima (su quest'ultima è in corso l'Opa della prima), questa scenderà dall'attuale 8% a circa 3,55%. Ecco che, sommate le quote di tutti i grandi attuali azionisti - entrati insieme nel capitale di Mps su invito dello stesso Tesoro che il 13 novembre scorso ha ceduto loro il 15% - si arriva oltre il 31% del capitale del nuovo Montepaschi.

E in Generali? La compagnia non è toccata dall'operazione. Ma al termine dell'Ops lo stesso gruppo di soci che presidia il Monte sarà anche il punto di riferimento per Trieste. Infatti la quota che Mediobanca detiene in Generali, pari al 13,1%, finirà nella pancia dell'istituto senese. E se la si somma a quella che gli stessi grandi soci privati di Mps ancora Caltagirone e Delfin hanno direttamente nel capitale di Generali, anche quest'ultimo gruppo risulterà saldamente stabile. Oggi Caltagirone ha il 6,92% di Generali e Delfin il 9,93%: sommate al 13,1% di cui sopra si ottiene 29,95%. E anche qui, con la storica quota dei Benetton, al 4,8%, l'assemblea straordinaria diventa blindata.

Dai numeri si capisce dunque con chiarezza la portata politica e nazionale dell'intera operazione, che colloca stabilmente in Italia il presidio del gruppo finanziario più grande del Paese. A cui possono aggiungersi anche altri protagonisti. La famiglia Doris, per esempio, oggi socia con 3,34% di Mediobanca, con l'adesione all'Ops andrà al 2% di Mps.

E con i Doris anche gli altri soci dal patto di consultazione di Piazzetta Cuccia (che raccoglie l'11,4% del capitale e ha tra i suoi partecipanti Pirelli, Gavio, Ferrero, Luchini, Pecci, gruppo Monge, Vittoria Assicurazioni, Romano Minozzi) insieme potranno vantare un ulteriore 4,8% del capitale di Mps. Portando la quota degli «italiani» fino e oltre il 38% della nuova Galassia.

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