
Il dibattito sul prossimo inquilino del Quirinale ha consentito a Silvio Berlusconi di riconquistare un ruolo da protagonista sulla ribalta politica. Con tanti che lo vogliono candidato naturale di un centrodestra coeso e tanti altri che si affidano alle sue doti diplomatiche e alla sua lunga esperienza politica per favorire la scelta del presidente più idoneo a garantire pluralismo e democrazia al nostro Paese. E un effetto del suo «attivismo» si riscontra anche nei sondaggi. L'ultimo dei quali, quello di Nando Pagnoncelli, vede il partito del Cavaliere attestarsi all'8,7% con una lenta ma costante crescita. Insomma, Forza Italia torna a giocare un ruolo di primo piano proprio come è successo a marzo scorso con l'indicazione di Mario Draghi quale migliore candidato per guidare un esecutivo di «unità nazionale».
Non è un caso che il leader azzurro sia stato tra i primi a pensare all'ex presidente della Bce per Palazzo Chigi. Da sempre la stima per Draghi è massima da parte di Berlusconi. E anche in questi giorni continua a sperare che il premier non lasci prima della scadenza naturale della legislatura. L'idea, fanno sapere da Forza Italia, è che la crisi economica e sanitaria è tutt'altro che conclusa e c'è bisogno di una guida forte per un Paese, come il nostro, che deve ancora affrontare la gran parte dei piani/obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
In questo scenario è significativo anche il faccia a faccia tra Salvini e Draghi prima di Natale. Se l'argomento ufficiale dell'incontro era la manovra e l'«allarme bollette», è molto probabile che sia stato affrontato anche il «nodo» Quirinale. E sul tandem Draghi-Berlusconi interviene anche Paola Binetti. La senatrice dell'Udc vede bene il leader di Forza Italia al Colle, anche come garante del lavoro del governo e della maggioranza di unità nazionale. «Il progetto di Berlusconi è chiaro, esplicito e fondato su di un elevato numero di consensi - spiega la Binetti -, almeno in linea di ipotesi: portare al Quirinale per la prima volta un uomo di centro-destra, o meglio l'uomo che il centro-destra lo ha creato, e che con il centro-destra ha governato tre volte, dopo tre legittime elezioni popolari». Su questo progetto, però, è calata come una scure una «campagna mediatica denigratoria», spiega la senatrice, che non è giustificabile in un clima democratico. «Ben vengano - dice - le critiche a Draghi e a Berlusconi, l'opposizione, comunque la si voglia considerare, fa sempre bene. Ma l'auspicio più forte è quello di mettere in conto una nuova grande alleanza tra di loro, ad esclusivo beneficio del Paese».
Anche Antonio Tajani torna sulla campagna di delegittimazione messa in atto dal centrosinistra. «Per noi Berlusconi sarebbe il miglior candidato possibile e il miglior presidente della Repubblica - ribadisce il coordinatore nazionale di Forza Italia -. Credo che lui stia riflettendo, poi decideremo tutti insieme a gennaio». Tajani non vuole nemmeno sentire parlare dei no imposti dai Cinquestelle e dal Pd sul nome del Cavaliere: «In politica non si possono mettere veti. Siamo al governo con loro e se Berlusconi va bene per il governo Draghi può andare bene anche per il Quirinale».
Gli sherpa dei partiti intanto stanno valutando anche altre ipotesi (i cosiddetti «piani B e C») perché - come ripetono in tanti - in gioco non c'è soltanto il Quirinale ma la sopravvivenza stessa dell'esecutivo chiamato a portare l'Italia fuori dall'emergenza.
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