
Martedì nero per le Borse mondiali, con l'unica eccezione della Borsa russa schizzata in alto del 3%. In corrispondenza con l'avvio effettivo dei dazi su Canada, Messico e Cina, la paura ha preso il sopravvento sui mercati. L'escalation della guerra commerciale rischia seriamente di intaccare le prospettive economiche a livello globale con i dazi trumpiani che vanno a colpire complessivamente circa 1.500 miliardi di dollari di importazioni. Wall Street ieri è arrivata ad azzerare i guadagni post-elettorali prima di tentare una risalita nella seconda parte della seduta. Dal corporate statunitense arrivano i primi scricchiolii. Target, gigante statunitense della grande distribuzione, ha infatti avvertito che i dazi metteranno pressione sui profitti del primo trimestre e in generale emerge un'elevata cautela sulle previsioni per l'intero 2025. Secondo gli strategist di Citi le attuali stime degli utili dell'indice S&P 500 non tengono pienamente conto dei potenziali rischi associati all'intensificarsi della guerra commerciale. Anche l'Europa, che nei primi due mesi dell'anno si era mostrata immune da tensioni con i principali indici azionari continentali in rialzo a doppia cifra, ieri ha patito il contraccolpo. Le Borse europee hanno visto andare in fumo 367 miliardi di valore di mercato. A Milano l'indice Ftse Mib ha perso il 3,4% scivolando sotto quota 38mila punti. Peggio ha fatto Francoforte (-3,5%). In deciso ribasso per le azioni più esposte al fattore dazi, a partire dal settore auto. Stellantis è crollata del 10% complice la sua forte esposizione ai dazi in quanto il 40% dei suoi veicoli destinati al mercato statunitense viene prodotto in Messico e in Canada. Secondo i calcoli degli analisti di Banca Akros, il gruppo presieduto da John Elkann sarebbe esposto ai dazi per un 14% delle sue vendite complessive. Nel complesso i dazi di Trump sulle importazioni dal Messico e dal Canada rischiano di cancellare 5,9 miliardi di dollari di utili operativi per i grandi produttori europei e le più colpite sarebbero Stellantis e Volkswagen secondo quanto stimato da Bloomberg Intelligence. In particolare, in Messico si producono complessivamente ogni anno 3,5 milioni di autovetture. Forti vendite in Piazza Affari anche su Stm (-8,4%), Iveco (-7,7%) e Pirelli (-6%), tutte società esposte ai dazi. Pirelli risulta l'unica ad aver comunicato il potenziale impatto delle tariffe, indicando un effetto negativo del 3% circa sull'utile operativo rettificato 2025. Corposi cali anche nel settore bancario: -4,6% Popolare di Sondrio, -4,3% Unicredit e -3,8% Banco Bpm; sono riusciti invece a schivare le vendite i titoli più difensivi come Inwit (+2,1%), Snam (+2%) e Terna (+1,4%).
L'impennanta dell'avversione al rischio a riattivato gli acquisti sull'oro, considerato bene rifugio per eccellenza, con i prezzi che sono saliti di oltre il 2% da quando Trump ha confermato i dazi su Canada e Messico. «Tuttavia, la prospettiva di un'inflazione più elevata a causa dei dazi aumenta la probabilità che la Federal Reserve mantenga i tassi di interesse elevati più a lungo, il che potrebbe rafforzare il dollaro statunitense e, in ultima analisi, limitare ulteriori guadagni dei prezzi dell'oro», fa presente Ricardo Evangelista, senior analyst di ActivTrades.
Tra i titoli di Stato, si segnalano vendite sui Btp con rendimenti saliti sopra il 3,6% e lo spread tra Btp e Bund tedesco in allargamento a 114 punti base complice i contestuali acquisti sui Bund tedeschi (yield sceso al 2,48%) che tornano a essere gettonati come asset rifugio.
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