Per Eitan nominato un nuovo tutore. Il giudice: "Troppe le liti in famiglia"

Il bimbo vivrà comunque con la zia. Altra denuncia dei nonni

Era solo un'illusione. L'illusione che per Eitan ricominciasse una vita normale. Ma nell'esistenza di questo sfortunato bambino di 6 anni, di normale, continua a non esserci nulla. Tutto congiura, crudelmente, contro di lui: il destino, che gli ha scippato in quella maledetta cabina della funivia del Mottarone gli affetti più cari (madre, padre e fratellino); il mondo dei parenti, con nonni (materni) e zii (paterni) a farsi una guerra che definire spietata e dire poco; la magistratura, chiamata a mettere ordine in un guazzabuglio di denunce incrociate tra rapimento (sì, in questa vicenda assurda si è arrivati perfino a rapire Eitan ndr), accuse di presunti furti e reciproche diffamazioni. Quando, dopo il recente rientro di Eitan in Italia (reduce dalla forzata permanenza a Tel Aviv dov'era stato portato dal nonno «rapitore»), sembrava dovesse iniziare per Eitan un periodo di pace e tranquillità, ecco ieri arrivare altri tre colpi di scena. Altro che «e ora i mass facciano silenzio per tutelare la privacy del bambino», come reclamato dagli zii paterni.

A riportare il caso Eitan alla onori della cronaca è infatti la decisione del Tribunale per i minorenni di Milano che ha stabilito che «una terza persona (si tratta di un avvocato di Monza ndr) sarà nominata tutore neutrale sostituendo Aya (la zia paterna nella cui casa nel Pavese vive Eitan e dove continuerà a vivere ndr) alla luce dell'evento del rapimento condotto da una parte della famiglia. Tale tutore neutrale gestirà l'ingente patrimonio di Eitan e prenderà decisioni importanti economiche e di altro genere per conto del minore».

Significativo il passaggio in cui il giudice motiva il suo provvedimento: «È necessario nell'interesse del minore che la funzione di tutore venga svolta da una figura terza, estranea all'aspra conflittualità che si è aperta tra i rami familiari nonostante l'esplicito richiamo alla collaborazione da parte del giudice tutelare». «Con nostro dolore - aggiungono gli avvocati degli zii paterni del bimbo - la famiglia Peleg cerca di imbeccare i media con l'esistenza di una indagine nei confronti di Aya Biran e del marito Or Nirko. Le notizie apparse in merito sono infondate».

Ma quali sono queste «notizie»? Il lancio dell'agenzia Ansa è chiaro: «Gli zii paterni di Eitan, Or Nirko e Aya Biran, risultano indagati dalla Procura di Pavia per diffamazione e furto in abitazione sulla base di una denuncia della nonna materna del piccolo, Esther Cohen. Nonna che ha denunciato nei mesi scorsi che la coppia avrebbe prelevato oggetti, come telefoni e dispositivi informatici, dalla casa dei genitori del bimbo, utili, secondo i legali della nonna, per accedere a documenti che servivano nel procedimento di nomina del tutore legale». Intanto la stessa nonna Esther Cohen ha definito la nomina del nuovo tutore «un primo raggio di luce a sei mesi dal terribile disastro».

Un «disastro» che l'incoscienza dei parenti ha contribuito a rendere ancor più drammatico.

I maggiori responsabili? Proprio quei parenti che avrebbero dovuto stare più vicini a Eitan nella sua delicata fase di recupero fisico e psichico. E che invece, con le loro conflittualità, hanno solo peggiorato le cose.

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