Palermo, manette a un candidato di Fdi al consiglio comunale

Francesco Lombardo (FdI) e il boss Vincenzo Vella arrestati con l'accusa di scambio di voto di tipo politico-mafioso. Le reazioni politiche

Palermo, manette a un candidato di Fdi al consiglio comunale

Il candidato di Fratelli d'Italia per la corsa al consiglio comunale di Palermo Francesco Lombardo, unitamente al boss mafioso di Brancaccio Vincenzo Vella, condannato in passato altre tre volte per il reato di associazione mafiosa, sono stati arrestati dalla polizia con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso.

Le accuse

Stando alle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, il rappresentante di FdI avrebbe incontrato l'esponente di Brancaccio lo scorso 28 maggio, con l'obiettivo di ottenere concreto sostegno in occasione delle prossime consultazioni elettorali, in programma domenica 12 giugno. L'inchiesta avviata dalla procura della Repubblica è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Francesco Lombardo è stato consigliere comunale di Villabate (Palermo). Vincenzo Vella ha già scontato invece due condanne definitive per il reato di associazione mafiosa. Recentemente aveva subito una condanna a 20 anni di carcere, ma lo scorso anno la Corte d'appello aveva annullato la sentenza per un vizio di forma: ecco il motivo per cui l'uomo era stato scarcerato e si trovava a piede libero. L'arresto è scattato dopo un'intercettazione ambientale, determinante anche per un altro caso simile. Solo due giorni fa, per il medesimo capo d'accusa erano stati tratti in arresto un altro candidato al consiglio comunale di Palermo (Piero Polizzi di Forza Italia) e un costruttore mafioso, Agostino Sansone. "Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa, nell'ipotesi remota di una elezione non accetterei", aveva annunciato Polizzi al gip durante l'interrogatorio di garanzia. Nel corso di tale colloquio Polizzi, difeso dall'avvocato Francesco Riggio, aveva riferito che l'incontro con Sansone sarebbe avvenuto all'interno di un patronato, che il candidato consigliere utilizzava come sede per la campagna elettorale.

Le reazioni

Dopo la diffusione della notizia dell'arresto sono usciti i primi commenti. Dura la posizione di Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd e capogruppo dem in Commissione Antimafia: "Dopo l'ulteriore arresto di un candidato della loro coalizione, Taiani e Lagalla dovrebbero vergognarsi delle accuse che hanno rivolto al Pd. Chiedano scusa e dicano finalmente parole chiare contro le mafie, anziché tentare di infangare gli avversari politici".

Francesco Boccia, responsabile Enti locali nella segreteria nazionale del Pd, ha espresso perplessità sul candidato sindaco del centrodestra."La verità è che la destra non riesce a emanciparsi dal proprio passato e Lagalla rappresenta la restaurazione di un centrodestra che non riesce a prender le distanze politiche e culturali dalla regia di Cuffaro e Dell'Utri", ha attaccato. "Evidentemente il centrodestra a Palermo pensa che i voti non abbiano odore e che quelli della mafia magari valgano doppio. Ha fatto bene Lagalla a non andare al ricordo di Giovanni Falcone: Palermo non lo merita come sindaco", ha dichiarato Claudio Fava, deputato regionale e candidato alle primarie del centrosinistra.

Situazione gravissima anche per il Movimento 5 Stelle. "Tutta la politica è sotto attacco delle mafie e i partiti dovrebbero fare massima attenzione e controllo dei propri candidati ma questo non sta succedendo, questa la verità. Quando abbiamo segnalato che certe alleanze e sostegni politico erano pericolosi, questa è la dimostrazione. Ringraziamo la magistratura e le forze dell'ordine che stanno svolgendo un lavoro prezioso ma devono essere i cittadini ad essere consapevoli e rigettare questa politica collusa che affossa un'intera città", ha affermato il pentastellato Davide Aiello.

Il candidato sindaco di Palermo per il centrodestra Roberto Lagalla, invece, ha chiesto chiarezza ai partiti, ringraziando le forze dell'ordine. "Ancora i dettagli dell'indagine non sono noti, tuttavia, non posso che rivolgere un plauso alla Squadra mobile di Palermo e alla Procura della Repubblica per la tempestività dell'operazione", ha commentato. "Il caso Lombardo parrebbe essere simile a quello Polizzi", ha aggiunto. "Adesso basta. A breve la Commissione nazionale antimafia diramerà la lista degli impresentabili. Chiederò ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con Cosa nostra. Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni".

La nota di Fratelli d'Italia

In serata è arrivato anche il commento di Fratelli d'Italia, che ha diffuso una nota ufficiale. "Sul caso Lombardo Fratelli d'Italia ha già dato mandato ai propri legali di costituirsi come persona offesa dal reato riservandosi di costituirsi parte civile qualora l'ufficio della Procura eserciti l'azione penale. Chiunque si avvicini a Fratelli d'Italia deve sapere che la criminalità organizzata è il nostro primo nemico", è il messaggio di FdI.

Meloni: "Noi siamo parte lesa"

"L'arresto a Palermo del consigliere candidato di Fratelli d'Italia per voto di scambio non ha alcun impatto sulla coalizione", assicura Giorgia Meloni. "Scopriamo oggi, come tutti quanti, quello che è accaduto. Questa persona, che - puntualizza la leader FdI - io non conosco personalmente, non aveva alcuna ombra su di sé.

Ha fatto una cosa che per me è intollerabile in campagna elettorale, per cui è giusto che sia stata arrestata e poi ovviamente è giusto che noi lo sappiamo. Ci stiamo già costituendo come parte lesa - conferma Meloni - perché impatta molto su di noi".

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