“I cittadini devono sentirsi sicuri e protetti ma allo stesso tempo non possiamo chiudere le porte in faccia a chi sta fuggendo da situazioni di violenza e di minaccia". È questa, secondo il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, “la sfida che spetta alla politica” all'indomani del voto. Quella di conciliare “due esigenze imprescindibili”: sicurezza e accoglienza.
Dopo una campagna elettorale dominata dal tema dell’immigrazione, il Vaticano commenta i risultati delle urne, e lo fa ribadendo ancora una volta la necessità di tenere le porte aperte ai migranti. “La Santa Sede sa che deve lavorare nelle condizioni che si presentano. Noi non possiamo avere la società che vorremmo, non possiamo avere le condizioni che vorremmo avere”, ha detto ai microfoni dell’agenzia Sir, il cardinale Parolin, a margine dell’incontro della Commissione internazionale cattolica sulle migrazioni, in corso a Roma, rispondendo ad una domanda sull’esito delle elezioni politiche nel nostro Paese.
“La Santa Sede continuerà la sua opera di educazione, che richiede molto tempo", ha proseguito il segretario di Stato vaticano. Ed anche nell’ipotesi della formazione di un esecutivo guidato da Matteo Salvini, ha lasciato intendere il capo della diplomazia d’Oltretevere, l’importante sarà "riuscire ad educare la popolazione a passare da un atteggiamento negativo ad un atteggiamento più positivo nei confronti dei migranti”. “È un lavoro che continua, anche se le condizioni possono essere più o meno favorevoli”, ha proseguito Parolin, sottolineando che “da parte della Santa Sede ci sarà sempre questa volontà di proporre il suo messaggio fondato sulla dignità delle persone e la solidarietà".
Il fenomeno migratorio, ha ricordato il segretario di Stato vaticano, spesso viene visto come un "pericolo". E ciò accade "nonostante le nazioni, specialmente quelle più progredite dal punto di vista economico, debbano molto del loro sviluppo ai migranti". Le migrazioni sono un "elemento caratteristico delle nostre società", ha precisato Parolin, che ha invitato, quindi, tutte le organizzazioni cattoliche impegnate nell’accoglienza dei migranti e nei percorsi di integrazione a portare avanti il proprio impegno “per creare una visione positiva della migrazione”. L'obiettivo è quello di "dissipare pregiudizi e paure" e, in linea con gli appelli di Papa Francesco, di "abbandonare la cultura dominante dello scarto e del rifiuto".
"Agli atteggiamenti di chiusura vediamo contrapporsi positivamente quelli di molti giovani che ritengono la migrazione come una dimensione normale della nostra società", ha evidenziato. Un "segno dei tempi", lo definisce il cardinale, che ricorda come ci siano “tanti aspetti della migrazione positivi che all'interno di tutta questa complessità non si percepiscono”. Parolin ha quindi esortato le associazioni cattoliche a “continuare il loro lavoro sul terreno" e a "non avere paura di aiutare la popolazione ad avere questo nuovo approccio".
Pur discostandosi nettamente dalle tesi portate avanti da forze politiche come Lega e Fratelli d'Italia, che sulla chiusura delle frontiere hanno impostato la loro campagna elettorale, quello della Santa Sede resta comunque un messaggio di unità. Il cardinale ha invitato la politica e la società a "tenere conto della difficoltà, voler trovare delle soluzioni e farlo tutti insieme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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