In autostrada e nelle strade extraurbane ci sono prezzi che non si vedevano da quando al governo c'era Mario Draghi, che di fronte all'emergenza aveva varato il taglio delle accise sulla benzina - con oltre 7 miliardi stanziati tra marzo e novembre. Una riduzione che l'esecutivo Meloni aveva scelto di non prorogare, salvo trovarsi, a gennaio scorso, con un altro picco dei prezzi, poi di nuovo scesi negli ultimi mesi. Invece in questi giorni, alla vigilia del bollino rosso dell'esodo di agosto, in alcune tratte autostradali per il servito la benzina ha raggiunto il picco di 2,50 euro al litro.
Assoutenti denuncia carburanti alle stelle su tutta la rete (sulla A4 Venezia-Trieste 2,5 euro al litro per il servito benzina, e 2,4 euro al litro per il gasolio) senza un'apparente giustificazione. Non è lo stesso caro prezzi innescato oltre un anno fa dalla difficile congiuntura internazionale che mordeva gli Stati sull'approvvigionamento di gas ed energia. Ora i rincari sono anche concomitanti a una domanda di carburanti ai massimi, con 20 milioni di italiani in partenza ad agosto, come rileva Coldiretti, il 25 per cento in più di luglio. Dove finisce allora la dinamica del mercato e dove inizia la speculazione? Su questo si era consumato a inizio anno lo scontro tra il governo Meloni e i gestori delle pompe di carburanti, dopo che per decreto Palazzo Chigi aveva imposto l'obbligo di esporre accanto al prezzo di vendita del singolo impianto quello medio della regione, pena contravvenzioni. Doveva essere un deterrente a quella che secondo l'esecutivo era proprio speculazione. Due giorni fa il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva dell'obbligo. Secondo Assoutenti, «l'andamento del petrolio potrebbe influire sugli aumenti dell'ultimo periodo - spiega il presidente di Furio Truzzi - ma la velocità a cui crescono i listini e la concomitanza con le partenze estive, ci fa temere che ci siano altre motivazioni. Chiediamo al governo di ricorrere a Mister Prezzi (il Garante per la sorveglianza dei prezzi, ndr) e alla Commissione di allerta rapida per svelare cosa avviene durante tutta la filiera, dall'estrazione alla vendita».
I numeri parlano. «In due mesi, da maggio ad oggi - continua Truzzi - la benzina ha registrato un rincaro medio del 4,9%, il gasolio del 5,6%. Un pieno di benzina al distributore più caro rilevato dalla nostra indagine, arriva a costare 127 euro». Secondo la Federazione dei gestori carburanti il nodo va però cercato nella gestione delle concessioni autostradali. «I concessionari hanno messo a reddito le loro concessioni non solo con i pedaggi, ma anche con le pompe di benzina e con la ristorazione», ha spiegato il segretario nazionale Alessandro Zavalloni rilevando che «gli utenti pagano due volte, senza saperlo, perché oltre al pedaggio, una parte del costo della benzina, o di un panino o di un caffè, finisce ai concessionari. Bisognerebbe regolare in maniera rigida il sistema con cui si mettono a gara le autostrade». Ma in autostrada i prezzi sono sempre più alti per vari motivi, tra cui il canone da corrispondere al gestore e i maggiori costi del personale.
Coldiretti teme l'effetto valanga dai prezzi della benzina a quelli della spesa, in un Paese dove l'88% delle merci che arriva sugli scaffali viaggia su strada e dove i consumatori hanno già pagato
l'aumento dell'inflazione. «Nel sistema agroalimentare i costi della logistica arrivano ad incidere attorno a un terzo sul totale dei costi per frutta e verdura. Una situazione che aggrava il gap competitivo dell'Italia».
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