Dai venti ai trenta parlamentari azzurri alla corte di Diego Della Valle? Una bufala. Peggio: una polpetta avvelenata. Questo il pensiero di Mr. Tod's riguardo alle voci di Palazzo riportate dal Giornale di un incontro tra l'imprenditore e parte della truppa forzista. Della Valle smentisce attraverso il proprio ufficio stampa: «La notizia è destituita di ogni fondamento», giura. Sono mesi, tuttavia, che si vocifera di una possibile discesa in campo dell'imprenditore, prima invaghitosi di Renzi ma poi rimasto delusissimo. Proprio il fatto che abbia attaccato a testa bassa il premier (di lui disse che «è uno che non mantiene le promesse, Matteo non ha mai lavorato e non può parlare di lavoro. Ha sempre fatto politica. Non è il proprietario dell'Italia, nessuno ha votato per lui», ndr ) ha fatto pensare che fosse pronto per la grande sfida. Imprenditore di successo, ricco, antitetico alla sinistra e a certi salotti dove la sinistra si trova bene (Marchionne in primis), Della Valle sembra avere il physique du rôle per guidare il centrodestra. Avrebbe il fisico, forse, ma non le truppe. Ed ecco, appunto, che il suo nome è rimbalzato anche tra i parlamentari azzurri; ma da qui a sostenere incontri più o meno carbonari ce ne corre. Tuttavia il Corriere della Sera , di cui Della Valle è azionista, ha in passato sostenuto addirittura che l'industriale avrebbe pure in mente una lista di nomi adatti a fare i ministri. Della Valle però smentisce incontri e riunioni; Berlusconi, invece, non fiata proprio e va avanti a lavorare da leader del partito.
A questo proposito, proprio ieri, nel primo pomeriggio ha aperto le porte di Arcore per un summit con il Carroccio. Tema dell'incontro: la scelta del candidato unitario in Emilia Romagna, al voto il prossimo 23 novembre. Da una parte del tavolo, Berlusconi, Giovanni Toti, Mariarosaria Rossi, Michela Brambilla, Anna Maria Bernini e il coordinatore azzurro in Emilia, Massimo Palmizio; dall'altra, il colonnello leghista Giancarlo Giorgetti assieme ai due aspiranti candidati Alan Fabbri e Jacopo Morrone. Il primo, giovanissimo, sindaco al secondo mandato di un piccolo Comune nel ferrarese, pare sia molto in gamba ma paga uno stile non proprio berlusconiano. Presentatosi ad Arcore in jeans, maglione, Clarks ai piedi ma soprattutto barba sfatta, orecchino al lobo e capelli alla spalla raccolti in un codino, è stato ripreso dal Cavaliere: «Io non so se alla fine sarà lei a correre. Se sì, sarebbe consigliabile una rivisitatina al suo look». Meglio, quindi, Jacopo Morrone, segretario provinciale leghista di Forlì, bravo avvocato che, soprattutto, non vive di politica. Pertanto salgono le sue quote.
Anche Forza Italia, tuttavia, avrebbe un candidato forte: Valerio Melandri, docente universitario, estraneo alla politica, pioniere dell'inserimento della disciplina «fundraising» nelle università italiane. Un nome, quello di Melandri, che piacerebbe di più anche a Fratelli d'Italia. E siccome l'Ncd ha deciso di correre assieme all'Udc, la matassa si sbroglierà presto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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