Emiliano assediato: se serve vado dai pm

Il governatore si dice pronto a rivelare l'identità della talpa che gli ha anticipato l'arresto di Pisicchio

Emiliano assediato: se serve vado dai pm
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Uomo «avvisato», mezzo fregato. Il governatore della Puglia Michele Emiliano sarebbe pronto ad andare dai pm a riferire l'identità della talpa «romana» che gli avrebbe anticipato l'arresto di un suo ex assessore, Alfonso Pisicchio, «Dimettiti dall'Agenzia regionale per le innovazioni tecnologiche o ti caccio io», avrebbe scritto il governatore a Pisicchio: una chat «girata» al telefonino della moglie temendo che i messaggi venissero cancellati, stampata e rivelata al pubblico ministero Claudio Pinto nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip Ilaria Casu. Conversazioni che dunque sarebbero già in mano alla Procura, anche se dovrebbero essere acquisite ufficialmente solo nei prossimi giorni, assieme ai dati dello smartphone di Pisicchio.

«Se serve andrò dai pm e chiarirò la mia posizione», avrebbe detto ai suoi nelle scorse ore. Dal suo entourage fanno sapere che la scelta di «avvisarlo» via chat fosse ponderata e che Emiliano non avrebbe ricevuto alcun avviso di garanzia, qualcuno invece sussurra che l'ex pm antimafia sarebbe già indagato. Una decisione inevitabile, vista la drammatica concatenazione dei fatti: la decisione del gip è dell'8 aprile. Il pm lo sa il 9 mattina, Emiliano avverte Pisicchio il giorno dopo e firma l'avvicendamento prima che lui si dimetta nel pomeriggio, costringendo la polizia giudiziaria ad anticipare la misura cautelare. «Se uno è informato di una notizia riservata, qualcuno ha commesso un reato», sottolinea Maurizio Gasparri.

L'identità della talpa sarebbe già nota agli inquirenti, anche perché la «fonte romana» (o pugliese) che avrebbe soffiato a Emiliano lo scoop sul suo ex assessore sarebbe la stessa che nei giorni scorsi avrebbe allertato degli arresti domiciliari in arrivo pure Sandro Cataldo, il marito dell'ex assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, accusata di aver comprato i voti per farsi eleggere in Regione e pronta - sempre secondo i magistrati - a offrire il suo pacchetto di mischia ai candidati alle primarie del centrosinistra, Vito Leccese e Michele Laforgia, mentre il centrodestra sostiene Fabio Romito, ieri alla prima uscita pubblica. Due sono le cose: o la Procura è una groviera o qualcuno che ne anticipa le mosse. Anche cinque anni fa Emiliano anticipò la notizia di una perquisizione della Finanza a suo carico prima che venisse eseguita, come ricordava ieri La Gazzetta del Mezzogiorno. I maligni puntano il dito su Laforgia, vicino a M5s e sinistra, che ha stranamente scaricato Pisicchio, difeso da Salvatore D'Aluiso, che domani al Riesame darà battaglia.

«Qualcuno tra gli inquirenti informava Emiliano? È così che gestisce i rapporti politici in Puglia?», continua a chiedersi il leader di Italia viva Matteo Renzi. Certo, che sia indagato o meno, per il governatore sono ore difficilissime, a un anno e mezzo dalla scadenza naturale del suo mandato: la seduta del Consiglio regionale per il 23 aprile è stata spostata, il risiko invocato dai grillini per fare pulizia dei camaleonti e dei cacicchi che non piacciono neanche a Elly Schlein è sostanzialmente impossibile, a meno di rinunciare a migliaia di voti. «Come definirebbe la leader Pd chi parla con esponenti noti della malavita e usa la magistratura per ottenere notizie riservate?», si chiede il capogruppo alla Camera di Fdi Tommaso Foti.

Al Comune Emiliano ufficialmente sostiene Leccese ma Laforgia «pesca» dal movimento «Con» del governatore che sta perdendo pezzi e consensi, non bastasse la valanga giudiziaria che innescherebbe lo scioglimento per mafia del Comune di Bari, intralciando anche la corsa di Decaro

alle prossime Europee. «Emiliano eviti alla Puglia una situazione che sembra destinata a peggiorare giorno dopo giorno», scrive il senatore Fdi Filippo Melchiorre. Come se qualcuno ipotizzasse nuovi colpi di coda giudiziari.

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