Emissioni, l'Europa fa il possibile. La partita la decide il resto del mondo

Il Vecchio continente è responsabile solo dell'8% dei gas serra. Ma i Paesi in via di sviluppo crescono e consumano sempre di più

Emissioni, l'Europa fa il possibile. La partita la decide il resto del mondo
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La vera notizia sul cambiamento climatico è che gli europei non possono farci nulla e devono imparare a convivere con la frustrazione che l'impotenza comporta. Cosa non facile per chi è abituato da secoli a pensarsi l'ombelico del mondo.

Discutere se il clima stia cambiando è appassionante quanto sterile. È certo che il pianeta si stia riscaldando di un grado, un grado e mezzo nell'arco di qualche decennio. Come si riscalda così si raffredderà. Lo ha sempre fatto per miliardi di anni e anche nel breve tempo che noi chiamiamo storia, dalla verde Groenlandia alla mini-glaciazione del primo 900. Le prove stanno però nelle misurazioni scientifiche, non nelle sudate di luglio per uno scirocco africano o nei ricordi di un sindaco che non ha mai vissuto una tromba d'aria, né un'alluvione nel Polesine o a Firenze. Questi sono eventi meteorologici, non climatici, e i ricordi sono quanto di più antiscientifico si possa immaginare.

Perché siamo impotenti? L'umanità produce ogni anno circa 38 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2, il principale gas serra.

L'Europa contribuisce, dati ufficiali dell'International Energy Agency, per meno dell'8%, pari circa 2,8 Gt in diminuzione dal 1980. Il massimo contributore è la Cina, con 13 Gt ovvero un terzo del totale. All'inizio del secolo il Dragone aveva le stesse emissioni dell'Europa, ma dopo l'ingresso nel WTO la sua economia si è impennata e con essa la CO2. Al secondo posto gli Stati Uniti intorno a 5 Gt, dunque molto staccati. Dietro di noi la Russia e il Giappone. Gli altri Paesi, tra cui molte economie emergenti africane e asiatiche come l'India, emettono complessivamente 15 Gt con una curva di crescita parallela a quella cinese. Insomma, se vuoi crescere e creare ricchezza devi usare energia e non è facile rinunciare al carbone e quando va bene al gas. Ma non tutti i sistemi industriali sono uguali. Due economie mature, gli Stati Uniti e l'Europa, con stili di vita simili, hanno emissioni pro-capite molto diverse: 14 tonnellate/uomo i primi contro le nostre 5. Ecco perché siamo impotenti: pesiamo pochissimo e abbiamo già un'economia molto sostenibile. Nonostante ciò, stiamo migliorando ogni anno. Fare ancora poco di più avrebbe un costo economico enorme per un beneficio di cui il pianeta non si accorgerebbe. Ho chiesto a un noto esponente del CNR, ambientalista, di sottoscrivere la semplice frase: col Fit-for-55 fermeremo il riscaldamento climatico. Non l'ha fatto. Nessuno può farlo, perché non è vero.

A questo punto, entra in gioco la responsabilità storica: abbiamo accumulato noi la CO2 per dare energia alla rivoluzione industriale. Vero. La concentrazione in atmosfera è passata da 270 a 420 parti-per-milione. A parte il fatto che il dentifricio nel tubetto non lo puoi rimettere, soffermiamoci sul «noi». Noi siamo quelli di oggi, 450 milioni di europei. Abbiamo avuto nonni, bisnonni e antenati, ma non siamo loro e non rispondiamo di quanto hanno fatto quando regole, valori e sensibilità erano diversi. Come non siamo schiavisti perché Giulio Cesare lo era e come i tedeschi di oggi non sono responsabili dell'Olocausto. Nessuna generazione vive per espiare le colpe dei padri. La storia esiste e non può essere appiattita sul presente da una massa di smaniosi ignoranti.

Oltre la nostra impotenza, merita una riflessione la pretesa condanna della Cina e delle altre economie emergenti: qualcuno deve pagare per quel grado in più. Sul serio? Nel 1990 eravamo 5,3 miliardi e le emissioni di CO2 erano 23 Gt. Oggi siamo 8 miliardi ed emettiamo 38 Gt, grazie alla Cina (+11) e altri Paesi emergenti (+7), nonostante l'Occidente abbia diminuito le sue di 3 Gt. L'umanità è aumentata perché miliardi di persone si nutrono meglio e muoiono meno.

Oltre un miliardo è uscito dalla condizione di povertà assoluta. L'Agenda Onu al 2030 si pone l'obiettivo di sconfiggere la povertà. Senza girarci troppo attorno, il costo è emettere CO2. Cosa suggeriscono gli ambientalisti gretini? Alziamo di un grado o li lasciamo morire di fame?

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