Friulano di Spilimbergo, si era ritrovato a meno di 40 anni sulle strade dell'immigrazione, come i nonni che lasciavano la terra per cercare fortuna dall'altra parte del mondo. Lui era andato a Dacca, più o meno un anno fa, ed era diventato supervisore di un'azienda tessile. Il fratello Fabio lo aspettava a casa per lunedì: «Ci eravamo sentiti ieri mattina, doveva rientrare in Italia per le ferie e avevamo concordato alcune cose». Routine, in attesa di un abbraccio. «Era partito - prosegue il fratello in lacrime. - perché in Italia ci sono tanti problemi con il lavoro, ma sembrava felice di questa opportunità. Marco si era adattato ad una realtà così lontana e diversa dalla sua, si era organizzato, aveva impostato una nuova vita, era convinto di aver vinto la sua scommessa.
Ce l'aveva fatta, dopo aver deciso, come tanti altri, che era meglio provare altrove perché in Italia le cose vanno come vanno. Era un ragazzo intraprendente, pieno di vita e io invito tutti a riflettere. Non è morto in un incidente stradale. Noon si può morire così a 39 anni».
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