Margherita Agnelli in de Pahlen bussa alla porta di Fca alla ricerca di opere d'arte che ritiene «di sua proprietà». La novità, che si inserisce sempre nell'annosa questione dell'eredità contesa dell'Avvocato, reca la data di ieri mattina: la stessa presente sul timbro postale apposto sulla lettera raccomandata firmata dal legale Dario Trevisan e consegnata a Fca Partecipazioni, alla sede torinese di Stellantis e alla capogruppo della stessa azienda a Hoofddorp, nei Paesi Bassi, nonché alla Afm, la Autoriteit Financiële Markt, la autorità olandese di vigilanza dei mercati finanziari.
Un attacco in piena regola vestito da «richiesta di informazioni» e derivante dall'assunto (appreso da organi di stampa) che le opere, forse sparite ma sicuramente contese tra madre e figli, si troverebbero nei locali dell'Archivio del Centro Congressi del Lingotto. Vale la pena ricordare qui che, due anni fa, Margherita denunciò la scomparsa delle tele, che arredavano Villar Perosa, Villa Frescot (entrambe nel torinese) e un attico romano, di cui possedeva la nuda proprietà, mentre l'usufrutto era della madre, Donna Marella. Alla morte dell'anziana, nel febbraio 2019, Margherita era entrata a pieno titolo nella proprietà nelle residenze, constatando, a suo dire, l'assenza delle opere.
Su questa presunta sparizione vi è una inchiesta della procura di Milano, ora trasmessa a Torino. Ma una annotazione della Gdf, basata sull'ascolto di tre testimoni (due governanti e un terzo, ritenuti attendibili dai militari) ma senza altri riscontri oggettivi, ha fatto emergere che le opere si troverebbero al Lingotto e in una villa a Saint Moritz. I testimoni avrebbero poi riferito che le opere sarebbero state «donate» da Donna Marella ai nipoti. Nella annotazione si segnala però che sulle tele non vi era «vincolo artistico». Nell'ambito di un'altra inchiesta a Torino, a carico, tra gli altri, di John Elkann e dei suoi fratelli, i finanzieri sarebbero entrati nel caveau del Lingotto ispezionandone il contenuto. Avrebbero però ritrovato solo un'opera originale, mentre le altre sarebbero delle copie. E qui veniamo alla richiesta di informazioni, in particolare su cinque di queste tele: ovvero «La Chambre» di Balthus, «Mystery and Melancholy of a Street» di Giorgio De Chirico, «Glaçons, Effet blanc» di Claude Monet, «The Stairway of Farewells» di Giacomo Balla, «Pho Xai» di Jean-Léon Gerome.
La data spartiacque è naturalmente il 2003, anno della morte dell'Avvocato. Qualora al Lingotto fossero state ritrovate solo delle copie, queste sono state realizzate prima o dopo questa data? E che fine hanno fatto in questo lasso di tempo gli originali?, sono le domande poste, di fatto, dalla madre ai figli. «Margherita Agnelli in De Pahlen non può vantare alcun diritto di proprietà sui quadri menzionati dal suo legale, in quanto le tele in questione erano di proprietà personale di Donna Marella Caracciolo, sulla cui eredità, come è noto, la figlia Margherita non ha alcun diritto», è la risposta degli avvocati dei fratelli Elkann.
E anche: «L'inchiesta milanese originata dall'esposto a cui fa cenno il legale di Margherita si sarebbe conclusa con una annotazione della Guardia di finanza che non ha rilevato alcuna sparizione né movimentazioni illecite». «La legittimità dell'operato dei nostri assistiti - è la conclusione del testo - è quindi indiscutibile».
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