
Dal primo gennaio ereditare è un po' meno costoso. Merito del dlgs 139/2024 (e delle recenti interpretazioni fornite dall'Agenzia delle Entrate) che ha introdotto un'importante semplificazione fiscale: l'abrogazione del coacervo ereditario. In sostanza, viene eliminato un sistema complesso, che prevedeva la sommatoria tra il valore dell'asse ereditario e le donazioni effettuate in vita dal defunto per calcolare l'imposta di successione.
Prima dell'abrogazione, infatti, il calcolo includeva nell'imponibile le donazioni fatte in precedenza dal de cuius. Questo sistema era pensato per verificare se la franchigia fiscale, ad esempio di un milione di euro per coniugi e parenti in linea retta, fosse stata in parte consumata. Secondo la Corte di Cassazione (e anche per l'Agenzia delle Entrate) tale orientamento risultava superfluo in quanto l'attuale quadro normativo è basato su aliquote proporzionali che rendono il coacervo ereditario anacronistico e disallineato rispetto alle esigenze odierne. Un altro aspetto positivo riguarda le donazioni tra fratelli, che godono di una franchigia di 100mila euro. Con l'eliminazione del coacervo ereditario, questa franchigia rimane pienamente utilizzabile in caso di successione senza che venga intaccata da eventuali donazioni pregresse.
Resta, invece, il coacervo donativo, ma esclude quelle effettuate tra il 2001 e il 2006, periodo in cui l'imposta di successione e donazione era stata abrogata. Chi riceve nuove donazioni, tuttavia, dovrà comunque considerare eventuali donazioni precedenti per verificare se la franchigia è già stata consumata in tutto o in parte.
Ma vediamo alcuni esempi pratici per rendere il concetto ancora più chiaro. Nel primo caso Maria eredita un immobile del valore di 800mila euro dal padre, senza che questi avesse effettuato donazioni precedenti. La franchigia di un milione di euro rimane intatta e non si deve alcuna imposta di successione. Nel secondo caso, Giovanni ha ricevuto dal padre una donazione di 500mila euro. Alla morte del genitore eredita un immobile del valore di 800mila euro. Prima del 2025 il valore della donazione veniva sommato a quello dell'immobile (500.000 + 800.000 = 1.300.000 euro), riducendo la franchigia di 1 milione di euro e rendendo tassabili al 4% i restanti 300mila euro per un totale di 12mila euro di imposta di successione. Con l'eliminazione del coacervo ereditario, invece, la donazione non viene più considerata, e l'immobile rientra interamente nella franchigia, senza imposte aggiuntive. Giovanni risparmia, perciò, 12mila euro.
Nel terzo caso, Luigi ha ricevuto dal padre una donazione di 400mila euro nel 2024. Nel 2026, il padre gli donerà un altro immobile del valore di 700mila euro. Poiché il coacervo donativo considera la prima donazione, Luigi dovrà pagare l'aliquota sui 100mila euro eccedenti la franchigia, ossia 4mila euro. L'ultimo caso riguarda Marco che ha ricevuto una donazione di 80mila euro dal fratello nel 2024.
Nel 2026, il fratello gli donerà altri 50mila euro e Luigi dovrà pagare il 6% sui 30mila euro eccedenti la franchigia (1.800 euro). In caso di successione del fratello, tuttavia, la franchigia non risulterà più erosa dalle donazioni precedenti e Luigi non dovrà pagare nulla fino a un valore di 100mila euro.
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