Svolta sulla giustizia: ergastolo ostativo e rinvio della riforma Cartabia

Via libera alle misure sul divieto di benefici per chi non collabora con la giustizia. L'entrata in vigore della riforma Cartabia slitta al 30 dicembre

Svolta sulla giustizia: ergastolo ostativo e rinvio della riforma Cartabia

Il Consiglio dei ministri odierno ha dato il via libera ad alcune misure per quanto riguarda il divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. Tra le altre cose ha stabilito che l'entrata in vigore della riforma Cartabia slitterà al 30 dicembre. Sono queste le principali novità che il governo ha introdotto sul fronte della giustizia.

Slitta la riforma Cartabia

Il decreto legislativo di riforma del processo penale entrerà in vigore il 30 dicembre 2022 piuttosto che l'1 novembre. Fonti di governo hanno spiegato all'Adnkronos che lo slittamento è stato disposto per garantire un iimpatto ottimale sull'organizzazione degli uffici giudiziari, accogliendo anche le istanze ricevute sui problemi e sulle difficoltà interpretative delle norme - in assenza di una disciplina transitoria - soprattutto per la parte relativa alle indagini preliminari. Comunque il rinvio rispetta le scadenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che prevede che la riforma sia attuata entro la fine dell'anno.

L'ergastolo ostativo

Nella bozza è stata indicata una serie di condizioni per accedere ai benefici penitenziari per chi - ad esempio - abbia commesso delitti connessi all'associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e tratta illegale di stranieri. Non potranno comunque essere ammessi alla liberazione condizionale se non hanno scontato almeno due terzi della pena temporanea o almeno 30 anni di pena, in caso di condanna all'ergastolo. L'obiettivo è quello di escludere l'attualita di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva e con il contesto nel quale il reato è stato commesso.

I detenuti in questione, che dunque non collaborano con la giustizia, per accedere ai benefici penitenziari dovranno dimostrare di aver "adempiuto alle obbligazioni civili e agli obblighi di riparazione pecuniaria conseguenti alla condanna". Dovranno inoltre dare prova dell'assoluta impossibilita di tale adempimento allegando "elementi specifici".

Il magistrato, che sarà chiamato a decidere se accogliere o meno la richiesta, dovrà tenere conto delle circostanze personali e ambientali, "delle ragioni eventualmente dedotte a sostegno della mancata collaborazione, della revisione critica della condotta criminosa e di ogni altra

informazione disponibile". Non solo: il giudice dovrà accertare la sussistenza di iniziative dell'interessato a favore delle vittime, "sia nelle forme risarcitorie che in quelle della giustizia riparativa".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica