"Ero a disagio a sinistra. Forse ho preteso troppo su giustizia e sicurezza"

L'eurodeputata passata dal Pd a Fi: "Avanti con i principi che mi ha insegnato papà"

"Ero a disagio a sinistra. Forse ho preteso troppo su giustizia e sicurezza"

L'europarlamentare dal 2014 Caterina Chinnici non ha compiuto a cuor leggero il passaggio da Pd a Fi. Una scelta travagliata ma convinta, che le ha attirato critiche impietose. Lei però continua per la sua strada, quella segnata dal padre Rocco, che creò il primo pool Antimafia e fu ucciso da Cosa nostra nell'83. Le carpiamo l'intervista, tra un incontro con gli studenti di una scuola di Leporano, provincia di Taranto e la comunità di Torricella, poco lontano. Ogni mese fa un tour così in Italia, per parlare di legalità sulla base del suo libro del 2013 sull'insegnamento paterno, È così lieve il tuo bacio sulla fronte (Mondadori).

Onorevole, con il Pd lei ha fatto due legislature europee e si è candidata alla presidenza della Regione siciliana, per lasciare doveva avere una forte motivazione politica: quale?

«Come europarlamentare ho iniziato un percorso che nel corso degli anni mi ha consentito di centrare importanti obiettivi. Penso soprattutto ai nuovi strumenti europei nella lotta al crimine organizzato e allo strenuo impegno per la tutela dei minori. Di questo ne sono orgogliosa e ringrazio tutti i colleghi. Con la presidenza di Antonio Tajani al Parlamento europeo, è nato anche un rapporto proficuo di collaborazione, pur da posizioni diverse. Posizioni che, su tanti temi, sono venute via via a convergere».

Il passo è stato lungo dal maggior partito di sinistra a Fi nella maggioranza di centrodestra, e dunque dal Pse al Ppe. Come ha maturato questa scelta?

«Da tempo ero a disagio all'interno del mio gruppo, soprattutto talvolta in fase di voto su alcuni provvedimenti. La lealtà non è comunque mai venuta meno e la collaborazione con i miei colleghi è stata sempre costruttiva».

Lei ha detto, da moderata, che la nuova leader del Pd Schlein è troppo a sinistra perchè si riconosca nel suo partito: quanto ha pesato il cambio di guardia al Nazareno?

«In realtà, poco. Come le ho detto da diverso tempo la linea del gruppo aveva preso una direzione diversa e la fase di discernimento è iniziata prima dell'elezione di Schlein».

Lei era magistrato prima di entrare in politica, che cosa risponde alle feroci reazioni dei dem che l'accusano di aver tradito le sue idee passando nel partito di Berlusconi?

«Il mio impegno, prima come magistrato e poi come europarlamentare, è stato sempre volto a far prevalere i valori e i principi umanisti e cristiani della pace, della libertà nella responsabilità, di uguaglianza, giustizia e solidarietà, di rispetto della dignità umana e della vita. Principi che mio padre stesso mi ha insegnato e per i quali, come servitore dello stato, ha dato la sua vita. Questa è la sua eredità e il faro che ha sempre illuminato il mio cammino nelle istituzioni. E continuerà ad essere anche in futuro la bussola».

Ha detto di non aver avuto dal Pd sostegno quando correva come governatore in Sicilia: ha pagato il fatto di essere un'indipendente?

«Certo, sono prestata alla politica e probabilmente ho pagato il prezzo di non aver maturato esperienze significative nei congressi e nelle segreterie».

In che senso si è sentita molto sola nelle battaglie su giustizia e sicurezza?

«Da tecnico ho l'abitudine di studiare la materia a fondo prima di affrontare qualsiasi percorso. Figuriamoci in materia di giustizia e di sicurezza. E forse ho preteso un po' troppo dai miei colleghi».

Anche su adozioni e coppie gay le sue idee non sono quelle del Pd

«Ho una formazione cattolica e sono ancorata ad alcuni valori non negoziabili. Sono comunque una persona aperta e ho massimo rispetto per le scelte altrui».

Di pochi giorni fa sono le assoluzioni in Cassazione nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia.Da magistrato e da politico: certe inchieste seguono interessi diversi dall'accertamento della verità?

«Da magistrato e da politico ho, e avrò sempre, fiducia nella giustizia e nel lavoro di chi è al servizio dello Stato per garantirla».

La sua riforma della giustizia da che cosa partirebbe?

«La riforma del sistema carcerario, su cui ho lavorato in Ue».

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