Quello su AstraZeneca è «un pasticcio generale dell'Italia e dell'Europa». Ferruccio Fazio - medico, ministro della Salute nel 2009 quando nel mondo si diffondeva il virus A/H1N1 e oggi sindaco di Garessio (Cuneo) - vede «chiari i rischi derivanti da una mancata vaccinazione» a causa dello stop temporaneo alle dosi dell'azienda anglo svedese.
Non ha condiviso la scelta di bloccare la vaccinazione?
«I rischi di non vaccinare sono chiaramente maggiori di quelli di eventuali eventi avversi non prevedibili. Se si tratta di bloccare dei lotti contaminati è ovviamente un discorso diverso, ma altra cosa è fermare in Europa un vaccino che è stato somministrato a 11 milioni di persone nel Regno Unito senza che lì si sia ritenuto di dover stoppare la procedura».
Si poteva gestire la campagna vaccinale in modo diverso? A partire dagli approvvigionamenti?
«Col governo Draghi è evidente che il passo è cambiato, ma prima la situazione non era affatto sotto controllo. A Bruxelles poi non vedo grande professionalità. In emergenza ci vuole coraggio, bisogna saper prendere delle decisioni. Quando da ministro nel 2009 mi sono trovato davanti alla scelta sul vaccino per l'influenza A/H1N1, se fare due somministrazioni o una, mi sono preso la responsabilità di fare la vaccinazione a un'unica dose. La politica non può sottrarsi alle decisioni e lasciar fare tutto ai tecnici».
Vede una mancanza di decisionismo?
«Sono stati fatti errori, basti pensare che l'ultimo piano pandemico è stato il nostro. Ora si sta cercando di rimediare. Ma il nodo da superare è ancora nel rapporto con i tecnici. È giusto che ci siano, anche se non condivido questo proliferare di virologi - fenomeno che avevo scoraggiato quando ero al governo perché rischiava di creare confusione nei cittadini. È giusto che ora il comitato tecnico scientifico parli con una sola voce, ma bisogna ricordare che non spetta al comitato prendere decisioni politiche. Il suo compito è offrire degli scenari, delle alternative. Ma poi deve essere il governo a scegliere».
Questo non sta avvenendo secondo lei?
«Finora non è avvenuto, mi auguro che col governo Draghi le cose cambino. Sulle chiusure c'è stato un appiattimento sugli orientamenti del comitato tecnico scientifico. Ed è normale che siano rigorosi, non possono discostarsi dal giusto principio di precauzione. Ma poi è la politica che deve bilanciare la tutela della salute con gli effetti economici e sociali delle chiusure, che sono state generalizzate senza distinguere tra le singole realtà».
Crede al traguardo fissato dal commissario Figliuolo sulla fine della campagna di vaccinazione a metà settembre?
«Credo sia realistico, vista l'approvazione imminente di altri vaccini. È stata una scelta giusta mettere da parte le primule e fare una vaccinazione capillare, fin nei paesi, con la collaborazione dei sindaci.
Il blocco delle esportazioni dei vaccini è stato un atto coraggioso da parte del premier Draghi. Nessuno meglio di lui può affrontare questa situazione. Ha il coraggio e l'autorità che servono in Europa. E che finora l'Italia non ha avuto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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