Tra il lancio di missili balistici, le minacce di escalation nucleari e gli attacchi all'Occidente, la Russia continua a tessere le sue trame di guerra, sul campo e non solo. Perché nella visione del mondo al contrario di Mosca, il conflitto in Ucraina potrà finire facilmente «Se il blocco Nato smette di soffiare sul fuoco della guerra», ha detto il braccio destro di Putin Dmitry Medvedev, definendo poi «opzione estrema» l'utilizzo di armi nucleari, ultima e più volte ripetuta minaccia dello Zar. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov rilancia, dicendo che ricerca e sviluppo delle attuali armi russe non vengono particolarmente pubblicizzate, lanciando un'ulteriore e nemmeno troppo velata minaccia.
In attesa dello sviluppo delle minacce e di capire quanto siano concreto, c'è di certo che la tanto declamata escalation, se finora c'è stata è tutta frutto dell'opera di Mosca che, da qualche tempo, può contare sui rinforzi arrivati dalla Corea del Nord dell'amico e alleato Kim Jong-Un. Secondo un report degli Stati Uniti, divulgato dal capo del Pentagono Lloyd Austin migliaia di soldati nordcoreani entreranno presto in combattimento con le truppe già ammassate a ridosso del campo. Per il report, è stimato che circa 10mila soldati nordcoreani siano già di stanza nella regione di confine russa di Kursk, dove sono già parte integrante delle formazione russe. «In base a come sono stati addestrati e al modo in cui sono stati integrati nelle formazioni russe, mi aspetto di vederli presto impegnati in combattimento», ha spiegato Austin ma presto il contingente potrebbe diventare ancora più numeroso mentre già sarebbero utilizzati anche missili nordcoreani.
D'altra parte il patto firmato tra Kim e Putin è molto solido e non si basa soltanto sulla solidarietà tra tiranni. Dopo che è emersa la notizia che Mosca ha inviato a Pyongyang almeno un milione di barili di petrolio a partire da marzo, come ricompensa per l'impegno anti-Ucraina, emergono anche altri dettagli dell'asse tra i due leader. L'invio di soldati, spesso impreparati, in alcuni casi addirittura denutriti, utilizzati di fatto come carne da cannone da gettare in prima linea, ha avuto anche un altra ricompensa. Nello specifico, un leone africano, due orsi bruni, due yak domestici, cinque cacatua bianchi, 25 fagiani di varie specie e 40 anatre mandarine. Oltre settanta animali in tutto che fanno parte del singolare dono fornito da Putin a Kim, partito dallo zoo di Mosca a quello di Pyongyang, anche se in realtà sarebbe quello personale del dittatore nordcoreano. Per cui, evidentemente, la vita dei suoi soldati vale molto meno rispetto agli esemplari ricevuto in regalo. Lo zar di recente aveva fornito a Kim anche 24 cavalli di razza, ricevendo in cambio due cani Pungsan, nativi dell'Altopiano di Kaema in Corea.
Intanto, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ribadisce la volontà di ascoltare le proposte internazionali per arrivare a una pace rapida, entro il 2025, Il ministero della Difesa russo Andrei Belousov, ha detto che nell'Est dell'Ucraina, le forze di Mosca hanno conquistato il villaggio di Novodmytrivka, nel Donetsk. «Il lavoro che abbiamo svolto qui ora ha spazzato via le migliori unità ucraine. Ora l'avanzata è accelerata. Abbiamo stroncato sul nascere la loro campagna per il 2025», ha detto Belusov che, al di là dei toni trionfalistici, conferma le difficoltà sul campo per l'esercito di Kiev.
Mentre la procura regionale del Donetsk ha aperto un'inchiesta sull'ennesimo assassinio di prigionieri di guerra ucraina che si erano arresi e sarebbero stati freddati dall'esercito russo lo scorso 2 ottobre, in violazione ad ogni convenzione internazionale. A proposito di escalation.
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