Esplode il caso Gere. Meloni: "È un attore in cerca di visibilità"

La leader Fdi in campo in difesa di Salvini: "Oltre il limite della decenza"

Esplode il caso Gere. Meloni: "È un attore in cerca di visibilità"

Non è passata sotto silenzio la decisione dei giudici palermitani di accogliere l'attore americano Richard Gere come testimone al processo «Open Arms» contro l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, alleata del segretario della Lega, è scesa sul piede di guerra. «Ma quanto può essere credibile - ha scritto ieri su Twitter - una Nazione nella quale si consente a un attore in cerca di visibilità di testimoniare contro un ex Ministro della Repubblica deridendo le nostre Istituzioni? Siamo veramente oltre il limite della decenza». In effetti il procedimento contro l'ex vicepremier, assolto a Catania per fatti analoghi (il caso Gregoretti, ndr) sa molto di farsa orchestrata da una sinistra che per annientare l'avversario politico sceglie la via giudiziaria.

Non è mancato il botta e risposta tra la leader di FdI e gli avversari. «Addirittura - scrive il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni -, oggi Meloni supera ogni limite del ridicolo quando arriva ad accusare Richard Gere di essere alla ricerca della notorietà. Ma davvero da quelle parti pensano e ci credono a queste sciocchezze?». Per lui c'è un «abisso gigantesco» che «separa i concetti» espressi oggi dal Papa «dalle parole ciniche e rancorose dei rappresentanti della destra italiana». Sulla stessa linea Matteo Orfini (Pd): «Ha ragione Giorgia Meloni, in effetti attori sconosciuti e alle prime armi come questo tal Richard Gere farebbero di tutto per un po' di visibilità».

Anche il senatore forzista Maurizio Gasparri ci è andato giù pesante: «Berlusconi e molti altri - ha detto - hanno subito l'uso politico della giustizia. Adesso per Salvini si prospetta l'uso cinematografico della giustizia. È un'autentica pagliacciata la testimonianza dell'attore Gere al processo farsa di Palermo. Un giudizio che non ci doveva nemmeno essere perché come ho dimostrato da relatore in parlamento Salvini ha agito nel rispetto delle leggi e della Costituzione, nell'ambito delle proprie competenze di Ministro dell'Interno. Il processo con Richard Gere è una pantomima che ricopre di discredito la magistratura italiana». E ha proseguito: «Quella magistratura che a Palermo ha scritto pagine di storia e di sofferenza tragica, di fronte alle quali tutto il Paese si inchina. Passare dall'impegno rigoroso e serio antimafia, che è costato tanto sacrificio al mondo togato, alla testimonianza di Gere è veramente una cosa assurda. Proporrò - ha concluso - come presidente del tribunale di Palermo per il futuro Lino Banfi. Probabilmente sarebbe una scelta più idonea per un processo di questo tipo. E mi scuso con il grande Lino se ipotizzo per lui, amico di tutti gli italiani, un incarico oggi privo di adeguato prestigio».

Intanto, sulle coste del Sud Italia la Sea Watch 3 fa sbarcare a Pozzallo 406 migranti, mentre in Calabria altri barchini approdano indisturbati.

Una situazione paradossale, visto che l'ex ministro va a processo per aver fatto il proprio lavoro e non aver concesso, nel 2019, a una Ong che aveva già assegnati altri Pos (place of safety) di far sbarcare clandestini.

«Avvisate Lamorgese e Bruxelles - ha chiarito ieri Salvini - che in Italia ormai sbarca chiunque». L'Europa, come sempre, continua vergognosamente a tacere.

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