Ucraina addio. Non bastava la sconfitta di Avdiivka con il suo carico di morti e prigionieri. Oltre alla disfatta sul campo di battaglia Kiev deve affrontarne un'altra, altrettanto dura, sul fronte dei consensi europei. Un fronte dove godeva di fiducia e solidarietà pressoché totali mentre ora deve fare i conti con la disillusione, i dubbi e le incertezze di gran parte delle opinioni pubbliche dei Ventisette. A raccontarcelo è un sondaggio dell'Ecrf (Consiglio Europeo per le Relazioni Estere) che rivela come solo un cittadino europeo su dieci creda ancora alla possibilità di una sconfitta della Russia. Il tutto mentre una maggioranza sempre più ampia (37 per cento) si dice convinta che l'unica via d'uscita per evitare guai peggiori sia l'avvio di negoziati e trattative con Vladimir Putin.
Un risultato sconcertante se si pensa alla convinzione con cui solo un anno fa politici, media e opinioni pubbliche europee scommettevano sulla possibilità di mettere in ginocchio Mosca a colpi di sanzioni economiche e aiuti militari. Il rilevamento - intitolato «Guerra ed elezioni, come i leader europei possono mantenere il pubblico appoggio all'Ucraina» - è stato completato prima della disfatta di Avdiivka ed è stato effettuato in Italia e in altri 11 Paesi europei tra cui Francia, Germania, Ungheria, Olanda, Polonia, Spagna e Svezia. La sua diffusione - a pochi giorni da secondo anniversario dell'«Operazione Speciale» lanciata da Mosca il 24 febbraio 2022 - è però particolarmente devastante. Anche perché il residuale 10 per cento di europei disposti a confidare in una sconfitta russa si misura con un 20 per cento dell'opinione pubblica pronta a scommettere sulla vittoria di Mosca. In tutti i 12 paesi l'opinione più diffusa, condivisa in media da un 37 per cento delle opinione pubbliche, è che la guerra possa finire soltanto con un accordo di compromesso. Come dire che la trattativa con Mosca sarà alla fine inevitabile.
Ovviamente il dato non è omogeneo e varia nei diversi Paesi europei. L'Italia, dove il 52 per cento dell'opinione pubblica è favorevole al negoziato, rappresenta - assieme a Ungheria (64%), Grecia (59%) e Austria (49%) - la parte del Vecchio Continente più favorevole a una soluzione di compromesso. Ma anche nei Paesi più decisamente anti russi come Svezia, Portogallo e Polonia è difficile trovare una maggioranza convinta dell'opportunità di portare lo scontro alle estreme conseguenze. Ormai solo il 50 per cento degli svedesi, il 48 per cento dei portoghesi e il 47 per cento dei polacchi pensa che l'Europa debba continuare a fare tutto il possibile per aiutare Kiev. Negli altri Paesi le opinioni sono estremamente polarizzate. In Francia, Germania, Spagna e Olanda le percentuali di chi spinge per aiutare l'Ucraina a riprendersi i suoi territori sono praticamente uguali a quelle di chi guarda al negoziato come unica soluzione. A detta di Mark Leonard, co-autore del sondaggio commissionato dall'Ecfr, il sostanziale ripensamento di gran parte dei cittadini europei finirà inevitabilmente per influenzare le politiche dei governi e dei leader dei Ventisette. «Per sostenere l'appoggio europeo all'Ucraina i leader europei dovranno cambiare il modo in cui parlano della guerra» sostiene Leonard.
Proprio per questo l'unico argomento capace di convincere le sempre più scettiche opinioni pubbliche europee sarà spiegare che «la continuazione degli aiuti a Kiev non le regaleranno il successo» ma «le garantiranno una pace negoziata, anziché una vittoria di Putin».
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