La direttiva sull'efficientamento energetico degli immobili che si appresta ad approvare la commissione Energia del Parlamento europeo, sta suscitando numerose critiche per una misura che rischia di rivelarsi una stangata per i cittadini, in particolare italiani. Oltre ai rischi già emersi di adeguare entro il 2030 tutti gli immobili residenziali a una classe energetica E per poi raggiungere la D entro il 2033 e arrivare a emissioni zero tra il 2040 e il 2050, ci sono nuovi elementi che Il Giornale ha scoperto visionando la «Direttiva del Parlamento europeo e del consiglio sulla prestazione energetica nell'edilizia».
L'attuale versione del testo presenta numerose modifiche rispetto a quella realizzata nel 2021 e nei prossimi giorni saranno discusse ulteriori proposte di modifica, nonostante ciò permangono criticità e contraddizioni lampanti.
La prima è l'enfasi posta sul tema delle bollette. Per indorare la pillola ai cittadini europei obbligati a ristrutturare le proprie abitazioni, nella direttiva si legge: «La ristrutturazione è fondamentale per ridurre il consumo di energia degli edifici, ridurre le emissioni e abbassare le bollette energetiche». Ciò è senza dubbio vero, peccato che il costo degli interventi pur con alcuni incentivi sia a carico dei proprietari. Con un capovolgimento di quanto avvenuto negli ultimi mesi, nel documento emergono «i vantaggi di una bolletta energetica più bassa sono persino più rilevanti in un contesto di prezzi energetici elevati». Un passaggio anche in questo caso corretto ma da Bruxelles si sono dimenticati di dire che gli aumenti delle bollette sono stati determinati proprio dalle politiche energetiche errate dell'Ue e, per porvi rimedio, ora dovrebbero essere i cittadini a pagare (ancora una volta) di tasca propria. Si obietterà che l'Ue prevede incentivi e sgravi fiscali per le ristrutturazioni ma in prevalenza sotto forma di prestiti o mutui: «Per sostenere la mobilitazione degli investimenti, gli Stati membri promuovono l'introduzione di strumenti d'investimento e di finanziamento abilitanti, quali prestiti per l'efficienza energetica e mutui ipotecari per la ristrutturazione degli edifici...».
Lecito chiedersi nel caso della richiesta di un prestito o mutuo ipotecario per la ristrutturazione, cosa accadrebbe se per sopraggiunte difficoltà economiche il proprietario non riuscisse a ripagarlo. Con tutta probabilità la casa verrebbe espropriata ma un conto è chiedere un prestito per propria volontà, un altro perché si è obbligati a realizzare i lavori.
Come spiega l'europarlamentare Isabella Tovaglieri (Lega) relatrice ombra della direttiva, si tratta dell'«ennesimo provvedimento voluto dall'Europa che, a dispetto dei buoni propositi, penalizza aziende, lavoratori e famiglie italiane. Senza tenere conto delle specificità dei singoli Paesi, come l'Italia dove gli immobili sono di proprietà delle famiglie, né confrontarsi con i settori interessati».
Anche l'europarlamentare Pietro Fiocchi (Fdi) membro della commissione Energia, mette in guardia dai rischi: «Sarebbe un disastro per l'Italia, l'Italia ha un patrimonio immobiliare talmente vecchio per cui noi siamo molto più in difficoltà rispetto ad altri paesi».
Sorge il dubbio che il patrimonio immobiliare degli italiani dia fastidio e ogni misura orientata a metterlo in discussione o intaccarlo, viene accolta con favore da certi ambienti a Bruxelles animati dal furore ideologico green.
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