Con involontario black humour, è l'eutanasia a diventare improvvisamente il principale oggetto di scontro nel Pd.
Il caso preso a pretesto è quello della consigliera veneta Bigon che, con la sua astensione, ha fatto vincere in Regione la linea Salvini contro il governatore Zaia, favorevole a regolamentare il fine vita secondo le indicazioni della Consulta. Dopo le parole dure della segretaria sulla vicenda («Una ferita» inferta al partito, che le aveva chiesto di non votare) l'ala cattolica e i moderati dem insorgono preventivamente contro la punizione dei dissidenti. L'ex capogruppo Graziano Delrio (nella foto) si dichiara bellicosamente «pronto ad autosospendermi»: «Lo dico con molta chiarezza: su questi temi mai la disciplina di partito può sovrastare la coscienza». Gli fa eco l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini: «Sulle questioni etiche si deve avere grande rispetto della sensibilità di tutti: mai si può imporre la disciplina di partito contro la coscienza dei singoli». Le chat interne dei parlamentari Pd ribollono di messaggi indignati, che vengono subito fatti trapelare all'esterno perché arrivino forti e chiari al Nazareno: «La libertà di coscienza è fondamentale e rappresenta un tratto identitario del Pd fin dalla sua fondazione», scrive Alessandro Alfieri, membro della segreteria in quota Bonaccini, assicurando la propria «solidarietà» a Delrio.
I maggiorenti dem si affrettano a raffreddare la polemica: «Nessuno vuol sanzionare Bigon, nel Pd c'è libertà di coscienza e di critica», assicura il segretario regionale Andrea Martella. E il capogruppo al Senato, lo schleiniano Francesco Boccia, tuona: «Inaccettabile alimentare una polemica senza senso, nessuno - tanto meno Schlein - ha mai pensato a punizioni». E proprio dalle parole di Boccia si capisce che l'oggetto del contendere è tutt'altro. Il malessere e il dissenso contro la segretaria per le sue brusche sterzate verso la sinistra populista e «pacifista», i ceffoni assestati da Gubbio ai dirigenti del suo partito, l'intenzione di usare le prossime Europee come «primarie bis» per rilegittimare la propria leadership hanno trovato uno sbocco «laterale» sui temi etici: della coscienza della poco nota Bigon interessa poco agli insorti. L'avvertimento che si vuol mandare è un altro: Elly non pensi di poter spadroneggiare ribaltando la linea del Pd a suo piacimento, e criminalizzando il dissenso.
E non solo sull'eutanasia, che peraltro non è all'ordine del giorno, ma su questioni dirimenti come gestione del partito e collocazione internazionale. A fine mese si vota su mozioni (inutili) sul riconoscimento della Palestina: dopo le uscite di Schlein contro le «armi a Israele» «sarà un gran casino», prevedono nel Pd.
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