Un piano di fuga fallito o, comunque, destinato a durare davvero una manciata di ore. L'evasione dei sette ragazzi scappati dall'istituto penitenziario per minori «Cesare Beccaria» il pomeriggio della domenica di Natale - messa a segno grazie alle impalcature del cantiere e, in un caso, anche a un lenzuolo - al momento segna un bilancio ancora in negativo. Nonostante le voci che davano le catture imminenti, infatti, sono quattro finora i ragazzi riacciuffati o comunque riconsegnatisi dopo l'evasione. L'ultimo preso e riportato in istituto, in ordine di tempo, nel tardo pomeriggio di ieri, è il 17enne marocchino che, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe l'ideatore della fuga e comunque senz'altro, come confermato dai filmati delle telecamere di via dei Calchi Taeggi, il più intraprendente del gruppo dei sette evasi, colui che ha utilizzato il lenzuolo per calarsi giù dalle mura del carcere. Il minore, catturato dai carabinieri in piazza Marinai d'Italia a Sesto San Giovanni e la cui fuga è durata meno di 48 ore, ha già diversi precedenti alle spalle per rapina. Non si sa nulla invece degli altri tre che mancano all'appello. Si tratta di Francesco D., 19enne originario della provincia di Pavia e detenuto per maltrattamenti in famiglia, di un 18enne italo marocchino e di un 17enne brianzolo di Desio. «Abbiamo setacciato scali ferroviari e stazioni di pullman ma sembrano spariti» svela una fonte all'interno dell'istituto penitenziario minorile, lasciando intendere che la pista di un aiuto venuto dall'esterno a questa fuga solo in parte improvvisata, non può ancora essere tralasciata.
I quattro ragazzi tornati in carcere stanno scontando condanne per rapina: tre di loro - il 17enne originario del Comasco riconsegnatosi convinto dalla sorella, il milanese con precedenti per rapina e lesioni rifugiatosi dalla zia che ha avvertito il carcere e il coetaneo marocchino catturato ieri - sono ancora minorenni per qualche mese; 18 anni ha già compiuto invece l'ecuadoriano Bryan Lainez Santos, accusato a marzo dai carabinieri di capeggiare una banda degli «Z4», ragazzi delle case Aler specializzati nell'assalto a coetanei nei parchi. A breve verranno trasferiti in altre carceri: due sono destinati all'istituto minorile di Acireale (Catania), il secondo a Bari. Mentre il 18enne è già stato accompagnato in un carcere per adulti lombardo dopo essere stato interrogato in Procura. Senza mai nominare gli altri fuggiaschi e tanto meno indicare l'ideatore dell'«impresa» che in molti non hanno esitato a definire cinematografica, il ragazzo ha detto alla pm Cecilia Vassena di essere scappato per «andare in comunità terapeutica». Il suo arresto è stato convalidato ieri dal giudice della direttissima, Marco Tremolada, il processo si terrà il 30 gennaio.
Tra i sette ragazzi ritenuti responsabili della rivolta che al «Beccaria» domenica ha seguito la fuga degli altri sette, due sono stati trasferiti a Catania, mentre gli altri sono stati distribuiti tra gli istituti di Bari, Catanzaro, Potenza, Palermo e Caltanissetta.
Fa riflettere quanto emerso con estrema evidenza già lunedì dalle prime verifiche della polizia penitenziaria sulla base delle testimonianze di volontari, operatori ed educatori. Ci sarebbero stati infatti segnali che nel penitenziario minorile stava per succedere qualcosa. In particolare da quando era arrivata notizia di analoghe evasioni a Nisida e a Bologna. In molti hanno ammesso che da qualche mese c'era una certa aria anomala di fermento al «Beccaria» nei cortili, durante le attività di didattica e a mensa.
Sempre ieri il Guardasigilli, Carlo Nordio, che segue gli sviluppi della situazione dopo l'evasione ha detto che proporrà «l'istituzione di un tavolo interministeriale», sulla devianza giovanile. «Quanto successo nel carcere Beccaria di Milano è l'ultima spia di un crescente e allarmante disagio giovanile, di cui tutti, ciascuno nel proprio ruolo, siamo chiamati ad occuparci - ha precisato il ministro -.
Confido che gli interventi, attuati e programmati da parte del ministero, possano contribuire a creare le migliori condizioni possibili perché non tornino più a delinquere i ragazzi ospiti degli istituti penali minorili».
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