Una faida che ricorda la saga di «Divorzio all'italiana»

RomaAllora, mettiamola così. Il Bellantonio di Palazzo Chigi ancora una volta non ne può più della famelica mogliettina dai baffetti siculo-dalemiani, e vizietti di goduria a sinistra. Poniamo anche che - a natura non si comanda - il pover'uomo sia innamorato perso di cuginetta sedicenne, tutta palpiti e imbarazzanti seduzioni. Uguali le vedute, la familiarità spinta, spontanea la convergenza parentale. Ragazzetta fin che si vuole però decisa a tenerlo a destra, il portafogli, ché a sinistra c'è già troppo cuore, solitario y final.

Ecco, forse messa così si capisce meglio quanto sia difficile anzi impossibile un «divorzio all'italiana» dentro Casa Pd . Palazzo antico, nobiltà decaduta, rancori mai sopiti e stracci che volano a stormir di fronde. Il Paese mormora, mentre il Bel Matteo ( absit iniura verbis ) sogna voluttà e tempi rinnovati. Il Paese non ne può più, mentre la vecchia sposa - la chiamavano «Ditta» - sbuffa e sbraita, indispettisce disperante e disperata, ma poi di casa via manco a parlarne. Vicolo asfissiante e senza uscita. Senonché, ecco il consigliere degli affari riservati sussurrare la scappatoia più indegna e decorosa: il «delitto d'onore». Spingerne Ventotto a tradire, così da mandarli sull'uscio e chiudere l'innaturale convivenza. Questa la fase cui assistiamo, con le veline renziane che recano ogni dì messaggi di morte politica e minaccia elettorale, pur d'uccidere la decrepita Madama fiera di sé che non accetta declassamento. Così la vediamo quasi incoraggiata all'adulterio, al voto di spergiuro col grillino e col padano, verso vergogne senza senso. Già, e poi che succede in questo immaginario paesuzzo immobile, sempre seduto sul pettegolezzo? Finirà che il Bellantonio Renzi potrà finalmente gridare il proprio disprezzo, spedire gli adulteri dove meritano a pallettoni di lupara, compiendo il delitto d'onore che la vecchia scuola non punisce (anzi promuove)? Coronerà il sogno d'una vita riformata, un po' scosciata e scostumata, d'accordo, eppur matura come frutto da suggere nel campo, ora per sempre? Potrà vedersi restituire, oltre all'onore, anche il diritto a scandalosa voluttà tutta da scoprire?

Lo si saprà solo al termine di questa torrida estate di scrosci improvvisi, che sembra gravida di sviluppi sorprendenti. Perché quella del Pd davvero rischia di apparire storia non dissimile da quella che Pietro Germi immortalò in celluloide nel '61, complici lo splendido Marcello Mastroianni e la conturbante Stefania Sandrelli. E se oggi il padrone della casa pidina fa di tutto per gettare in pasto a chiunque una minoranza disonorata, ora nei Tg asserviti ora sui quotidiani velinari, pur avendo dalla loro il diritto della ragione, un qualche motivo inconfessabile ci dovrà pur essere. Altro che Senato elettivo e codicilli di professoroni parrucconi. Renzi s'è messo in testa un'idea scandalosa che solo il silenzio può spingere in avanti, mentre un partito coniugale stremato, anzi sfibrato, faticherebbe ad accettare. Ma il dio acceca chi vuol perdere, come dicevano gli antichi, e i burattini di Bersani sembrano voler belare proprio dove il Fiorentino li vuol condurre. Ma nel frattempo la stanchezza di un matrimonio all'italiana si fa sentire: ogni giorno che passa il premier ne sente l'incedere luttuoso, e indolenza avanzare.

Renzi sogna entusiasmi che la bolsa, stomachevole «Ditta» non è mai stata capace di concedere; e tutto ormai lo condanna all'impotenza. Tutto, tranne quel desiderio di cieca innocenza che qualcuno chiama Nazareno 2.0 e che deve apparirgli ineluttabile destino di salvezza, un attimo prima di finir ad aceto.

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