Rovigo Ammazza il padre a colpi di machete nel campo rom. L'allarme dato dalla moglie, madre dell'omicida.
Una tragedia quella avvenuta giovedì sera alle 19.30 a Sant'Apollinare, frazione alle porte di Rovigo. In un contesto di degrado sociale. Un ragazzo di 17 anni, Patrick Cavazza, ha ammazzato il padre, a colpi di machete nel campo rom dove erano accampati.
Stando alle prime ricostruzioni dalla squadra mobile di Rovigo e condotte dal commissario capo Gianluca Gentiluomo, il diciassettenne con la compagna di 26 anni, Annalisa Guarnieri di Rovigo, avrebbe premeditato la morte del padre di anni 46.
Giovedì sera l'ennesima lite scoppiata all'interno del campo rom. Edis Cavazza, originario di Medicina (Bologna), è stato colpito dal figlio con un colpo di machete. Uno o due colpi. Il colpo decisivo all'altezza della clavicola sinistra.
Secondo gli investigatori e stando alle testimonianze finora raccolte, la lite sarebbe scoppiata prima con la madre. Il padre non aveva ancora fatto ritorno nell'accampamento, ma al suo rientro il figlio gli si sarebbe scagliato contro.
Il ragazzo quindi è «l'autore materiale» del delitto. La ragazza invece «avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella premeditazione dell'omicidio». Le armi usate sarebbero due. Quella mortale non ancora ritrovata, di cui però è stata trovata la fodera che la avvolgeva. E la seconda arma, sempre un machete, ritrovato sul luogo del delitto e usato dalla ragazza per minacciare i familiari del fidanzato omicida durante la lite. Alla lite ancora da chiarire se fossero presenti anche i fratelli minori dell'omicida.
«Il movente è ancora da chiarire - spiegano gli inquirenti - anche se i rapporti tra la coppia e il padre erano tesi già da qualche tempo secondo la madre del ragazzo». A dare l'allarme poi la stessa madre del diciassettenne.
I due dopo aver commesso il delitto si sono dati alla fuga con l'auto della vittima, una Opel Zefira, facendo perdere le proprie tracce. Dopo tre ore di ricerche serrate, anche con l'ausilio di attività tecnica, sono stati individuati e arrestati. Gli investigatori hanno lavorato tutta la notte. E i due sono stati trovati nelle zone di Adria a casa di alcuni conoscenti della ragazza. Il medico legale ipotizza che l'uomo sia morto per emorragia interna in quanto sul luogo del delitto lo spargimento di sangue era contenuto. Una roulotte ora dell'accampamento è stata posta sotto sequestro. In quel campo pare ci vivessero sette o otto persone, sempre difficile sapere quanti siano i rom in un campo. Il diciassettenne e la fidanzata invece sono stati entrambi sottoposti a fermo per omicidio in concorso. Per il minore che ora si trova a Treviso, il fermo è stato predisposto dalla polizia giudiziaria e trasmesso per la convalida alla Procura di Venezia.
Per la ragazza invece, che ora si trova a Verona, il fermo è stato disposto dal pubblico ministero di turno intervenuto sul posto. Le indagini sono state affidate alla procura ordinaria con il sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo ed essendoci un minore alla procura dei minori di Venezia con il sostituto procuratore Dal Pos.
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