Il falco tedesco rivela: "Grazie a Draghi Germania più ricca"

L'intervista dell'ex direttore del Sole 24 Ore al governatore della Bundesbank Weidmann: "La scelta dei tassi bassi penalizza i risparmiatori tedeschi, ma ha garantito a tutti lavoro e una casa"

Il falco tedesco rivela: "Grazie a Draghi Germania più ricca"

Pubblichiamo ampi stralci dell'intervista al governatore della Bundesbank Jens Weidmann contenuta nell'ultimo libro dell'ex direttore del Sole24Ore Roberto Napoletano Il Cigno nero e il Cavaliere bianco (ed. La nave di Teseo) dedicato alla crisi del 2011, quando si abbatte sull'Italia la tempesta perfetta dei mercati internazionali.

Qualche crepa si è aperta anche nella testa di Weidmann, il governatore della Bundesbank, che avevo strapazzato in un mio editoriale (Loro e noi, 1° maggio 2016) e se ne era per questo molto risentito. Da quel giorno Weidmann ha sempre cercato di incontrarmi per un incontro chiarificatore. Alla fine, dopo molto tempo, vado a cena con Weidmann. Cito una sola sua frase: «Riteniamo che sia la scelta giusta e diamo volentieri atto a Mario Draghi di avere imboccato questa strada. Per noi oggi contano più i posti di lavoro che il risparmio dei ricchi».

Sorprendente, vero? Di seguito, troverete il resto.

Dottor Weidmann, ogni volta che la Bce prende una decisione importante arriva lei a dire che non è d'accordo. La Bundesbank è il primo azionista della Bce: non le viene mai il dubbio che questo modo di comportarsi, alla lunga, faccia perdere di credibilità alla Banca centrale tedesca prima ancora che alla Bce?

«Non è proprio così puntualmente critica la nostra posizione sulle singole decisioni. Questa scelta dei tassi bassi suscita valutazioni negative per i risparmiatori tedeschi e questa tendenza di giudizio negativa determina effetti sociali e aumenta i consensi di una politica populista che soffia sul fuoco, ma non si può dire che questa scelta non è giusta magari perché i ricchi non ne beneficiano».

Si spieghi meglio...

«In Germania è molto forte la discussione sul fatto che si tolgono i risparmi privati ai tedeschi che fanno attualmente i conti con tassi di interessi reali negativi perché l'inflazione è più alta. Sono in molti a sostenere che in questo modo viene colpita la ricchezza privata ma questa è una rappresentazione populista. È vero che i tedeschi soffrono per i bassi tassi di interesse ma su questo punto noi non discutiamo che la politica monetaria, in questo momento, debba essere espansiva. Per noi oggi contano più i posti di lavoro che il risparmio dei ricchi, chi risparmia ha diversi ruoli, è un lavoratore dipendente, è un cittadino, quindi per lui la politica espansiva contribuisce a dare la sicurezza del posto di lavoro, probabilmente pagherà meno tasse e ha il vantaggio di potere decidere di investire una parte del risparmio per comprare una casa».

Anche l'ultimo trimestre del bilancio della Deutsche Bank denuncia una perdita molto significativa. Si può dire che, nonostante i tanti annunci, l'attività bancaria non riparte come dovrebbe. Non sono in pochi, a questo punto, a domandarsi come sono andate le cose per davvero.

«Io ho mandato gli ispettori al momento della quality review, prima dell'avvento della unificazione bancaria e della nuova vigilanza europea, e questi ispettori hanno trovato conferma di attivi per un valore di 50 miliardi di Level 3 Assets in tutto il sistema. C'è stata una discussione e se ne discute ancora, ma queste sono le cifre vere, la nuova perdita di cui si parla è dovuta a tutti i costi di giustizia, spese legali, risarcimenti, multe per le infrazioni commesse e patteggiate».

Lei mi sta dicendo che la Bundesbank ha certificato la trasparenza del bilancio della Deutsche Bank al momento della quality review. È pronto a ricertificarlo ora?

«Parliamo di tutte le banche, non solo di Deutsche Bank, che hanno problemi perché hanno molte posizioni in derivati. Be', sono difficili da valutare le singole posizioni, ma il problema di oggi, per la Deutsche Bank, ripeto, sono soprattutto le cause americane e le multe di miliardi e miliardi che devono pagare».

Ci può dire qual è il suo rapporto oggi con Mario Draghi?

«Ci parliamo al telefono e ci confrontiamo su tutto prima di consigli importanti. Poi c'è la discussione nel consiglio direttivo della Bce, qui si preparano e prendono tutte le decisioni, non nel direttorio» .

Francamente non ho cambiato opinione: la vigilanza bancaria europea con una serie di scelte di merito e di metodo, che sono tutte sue, ha aggravato la crisi italiana perché ha di fatto privato di adeguato sostegno bancario un'economia italiana che tentava di ripartire e si sono indirettamente sostenute le banche francesi di investimento che operano in un territorio nazionale dove ci sono sempre meno aziende creative e competitive ma, grazie alla leva finanziaria e a un sistema paese che regge, vengono a fare shopping nella manifattura italiana...

«Non direi proprio così: ci sono belle aziende in Francia, io le ho visitate e anche lei le conosce! Le sofferenze bancarie rispettano una situazione economica difficile che si continua a registrare non solo in Italia, ma anche nelle banche tedesche, francesi e così via. Il vero problema italiano è la produttività, vede che anche in questo sono d'accordo con Draghi».

Molti cominciano a chiedersi se i tedeschi vogliono uscire dall'euro.

«Europeismo e euro appartengono ai nostri cromosomi fondanti».

È possibile arrivare a un euro di serie A e uno di serie B?

«Noi su questo diciamo no, vogliamo evitare confusioni, perché l'unione monetaria funziona bene e occorre fare avanzare l'integrazione di servizi e mercati, dobbiamo aumentare la convergenza non viceversa, se un gruppo esce non servono due euro».

Allora lei non è d'accordo con la cancelliera Merkel che ha detto: «È arrivata l'ora di cominciare a lavorare su un'Europa a due velocità»?

«Per carità, io parlo di convergenza, di accelerare la convergenza, la cancelliera Merkel parla di cooperazioni rafforzate e, quindi, di un'Europa a differenti velocità, bisogna capire in che direzione andare e con chi, ma nessuno mi sembra abbia parlato o voglia parlare in futuro di un'Europa di serie A e di un'Europa di serie B».

Che idea si è fatto della stabilità politica in Italia?

«Il governo tedesco ha lavorato bene con il governo Renzi, la mia opinione è quella che lui

ha sbagliato a legare al referendum il suo destino politico, su Gentiloni abbiamo un'idea positiva, è una persona che lavora. Magari ci si chiede per quanto tempo starà lì e qualcuno azzarda una similitudine con Enrico Letta».

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