Carlo Azeglio Ciampi, Lamberto Dini, Mario Monti e Mario Draghi. Quattro tecnici, quattro banchieri che sono stati chiamati a guidare ‘governi del presidente’ e che, in tutti e quattro i casi, hanno portato il Paese a elezioni anticipate.
Ora che Mario Draghi ha presentato le proprie dimissioni irrevocabili e il presidente Mattarella ha sciolto le Camere, lo scenario del voto anticipato è certo. Draghi, ex governatore di Bankitalia e della Bce, proprio come Ciampi, Dini e Monti ha guidato l’Italia in un periodo molto complesso e delicato. Arrivato Palazzo Chigi dopo la caduta del governo giallorosso di Giuseppe Conte. Gli obiettivi erano chiari: dare slancio alla campagna vaccinale contro il Covid-19 e portare avanti le riforme utili a ottenere i fondi del Pnrr. L’eterogeneità della maggioranza, le bizze del Movimento Cinque Stelle e la chiusura di Draghi nei confronti di ogni richiesta avanzata dal centrodestra ha determinato l’attuale crisi di governo.
Mario Monti, due volte commissario europeo nei primi anni 2000, divenne presidente del Consiglio dopo il “golpe” subìto dall’allora premier Silvio Berlusconi e fu costretto alle dimissioni proprio dopo che il leader dell’allora Pdl tolse l’appoggio al suo governo. Anche all’epoca Monti lasciò, sebbene formalmente non ricevette mai un voto di sfiducia in Parlamento. La XVI legislatura si concluse, dunque, anticipatamente ma in ogni caso era già alle battute finali.
Lamberto Dini, direttore generale della Banca d’Italia dal 1979 al 1994, guidò un governo di scopo, composto perlopiù da ministri tecnici e sostenuto da PDS, Lega Nord e Partito popolare, dopo essere stato ministro del Tesoro del primo governo Berlusconi. Una volta approvata la riforma delle pensioni e votata la finanziaria, Dini si dimette e per la terza volta consecutiva l’Italia andò al voto anticipato.
La primissima esperienza di un tecnico a Palazzo Chigi, però, è quella di Carlo Azeglio Ciampi, già governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993. Il contesto è molto particolare: la politica è travolta dallo tsunami di Tangentopoli e l’Italia è ancora sconvolta dalle stragi di mafia.
Ciampi non si dimise perché venne meno il voto dei partiti che lo sostenevano, ma perché le elezioni anticipate erano quasi doverose dopo l’approvazione del Mattarellum, la nuova legge elettorale in senso maggioritario nata a seguito dei referendum promossi da Mario Segni. Se Ciampi e Dini terminarono il loro mandato perché avevano raggiunto i loro obiettivi, nel caso di Monti e Draghi è stata la politica a voler rivendicare il suo primato sui tecnici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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