Continuano le accuse, neppure tanto velate, nei confronti di Giorgia Meloni, che in questi ultimi giorni ha ricevuto attacchi di ogni genere.
La vergogna in tv
Stavolta gli strali sono partiti dal filosofo francese Bernard-Henri Lèvy, sempre ben accetto nei salotti della sinistra italiana. Ospite della trasmissione In Onda weekend, condotta da Concita De Gregorio e David Parenzo su La7, Lèvy ha avuto da ridire su tutto il centrodestra, per poi focalizzarsi sulla leader di Fratelli d'Italia.
Cosa ne pensa del voto e della scelta dei cittadini? Ovviamente Lèvy afferma che le elezioni che si sono svolte in Italia sono legittime. C'è comunque un "però", secondo l'intellettuale."Si ha il diritto di dire che l'Italia merita di più di questo triunvirato assurdo", dichiara, riferendosi a Giorgia Meloni, a Matteo Salvini e a un"Berlusconi che invecchia". Quanto alla presidente di FdI, uscita vincitrice dalle elezioni del 25 settembre, Lèvy afferma: "Non è di centrodestra. La sua politica su immigrazione e aborto è destra dura".
Ma non finisce qui. Nel corso della trasmissione si parla molto di Giorgia Meloni, e ancora una volta l'argomento torna sul risultato elettorale. Viene mandato in onda un servizio in cui si vedono alcuni antifascisti che hanno scelto di votare FdI, o comunque un partito di centrodestra, alle urne. A questo punto Bernard-Henri Lèvy fa un'uscita clamorosa. "Il fascismo non è morto" sentenzia, "avete una probabile Primo ministro che in tutta la campagna elettorale ha detto che Mussolini ha fatto cose buone ed è una persona di valore. L'Europa è altro, è dire che Putin e Mussolini non sono come gli altri politici...".
Gelo in studio, anche fra chi non è proprio un sostenitore della leader di FdI. Quando mai, del resto, Giorgia Meloni avrebbe fatto simili affermazioni in campagna elettorale?
A replicare al filosofo è Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera. Cazzullo cerca di placare Lèvy, ricordandogli che le parole da lui ricordate sono state pronunciate da una Giorgia Meloni appena 19enne. Niente da fare. L'intellettuale francese continua con il suo sproloquio contro la presidente di FdI. "Meloni ha un alleato che durante la pandemia ha detto che il saluto romano era come salutarsi col pugno..." prosegue, tentando di portare avanti il suo attacco.
L'imbarazzo in studio è evidente, tanto che alla fine si rende necessario chiudere il collegamento."Non c'è dubbio... Abbiamo capito quello che vuole dire" termina Concita De Gregorio, congendando il filosofo.
Una valanga di odio sulla Meloni
Un personaggio politico può piacere oppure no, è normale che sia così. Le bordate di odio ricevute da Giorgia Meloni, però, sono tutt'altro che normali. In questi ultimi giorni, persino prima delle elezioni, abbiamo assistito ad attacchi senza precedenti nei confronti della leader di Fratelli d'Italia.
Bernard-Henri Lèvy è sempre stato in prima linea. Già prima del voto alle urne, il filosofo aveva fatto parlare dopo il suo intervento a Il cavallo e la torre, che è costato alla trasmissione condotta da Marco Damilano un richiamo dall'Agcom.
Invitato a commentare lo scenario politico, Lèvy aveva attaccato duramente il centrodestra, definendo Salvini Salvini "patetico", "ridicolo", e "traditore" per i suoi viaggi in Russia. Insultata, anche in quell'occasione, pure Giorgia Meloni, che però il filosofo aveva ammesso di non conoscere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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