Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, parlamentari e profili twitter, la base e il Fatto quotidiano. La battaglia tra i due leader del M5s è a un punto di non ritorno. E in tanti, tra deputati e senatori, sono convinti che alla fine ne resterà soltanto uno. Le vie d'uscita per evitare una scissione dolorosa sono due: un intervento provvidenziale di Beppe Grillo oppure uno strappo allo statuto, con l'introduzione della possibilità di creare delle vere e proprie correnti, fino a ora vietate.
La polemica del giorno che contrappone dimaiani e contiani è il linciaggio via social a cui è stato sottoposto il ministro degli Esteri. La shitstorm coinvolge due hashtag, #DimaioOut e #Dimaiofaischifo. Una valanga di tweet di insulti indirizzati all'ex capo politico. Accusato di essere un «traditore», un «venduto», il «Renzi dei Cinque stelle». Definizione, quest'ultima, coniata dal direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio nel suo editoriale di domenica. «Il problema è il Fatto - dice un deputato grillino di area Di Maio - per i nostri elettori Travaglio è la bibbia». E infatti il quotidiano vicino a Conte ieri sforna due pagine di attacchi al titolare della Farnesina. A pagina 2 un retroscena con un titolo eloquente: «Promesse al Caimano, Casini, Casellati&C: 50 sfumature di Gigino». Per i dimaiani si tratta «di una narrazione che vuole dipingere Luigi come il cattivo». Il fuoco di fila prosegue a pagina 3, con un'intervista ad Alessandro Di Battista. «Luigi pensa al potere», spiega Dibba. Ed è proprio il «bacio» tra l'avvocato e l'ex parlamentare a preoccupare la truppa sbandata che teme l'instabilità, il ritorno all'opposizione e la crisi di governo.
Se l'attacco del Fatto è deliberato, restano i dubbi sull'origine dei tweet contro Di Maio. «Se fosse fuoco amico sarebbe grave», spiegano all'Adnkronos fonti vicine al ministro degli Esteri. I dimaiani parlano di «macchina del fango e strategia dell'odio». Anche secondo l'esperto di social Pietro Raffa siamo davanti a «una chiara operazione di tweet bombing contro Di Maio». Per l'analista l'hashtag #DimaioOut è stato usato da pochi profili, tra cui alcuni che twittavano dall'America. In pratica si tratterebbe di bot, account falsi programmati per twittare automaticamente. I contiani invece fanno girare nelle chat uno studio che dimostrerebbe l'autenticità dei messaggi.
Siamo al muro contro muro, anche se il capogruppo alla Camera Davide Crippa smentisce ipotesi di scissione. Girano voci di un faccia a faccia imminente tra i due rivali. «Luigi spiegherà agli iscritti», dice la vice di Conte Alessandra Todde. Chi è vicino a Conte chiede l'espulsione del ministro. I parlamentari che conoscono bene Di Maio scommettono che l'ex capo politico andrà fino in fondo. Si parla di un'assemblea in cui Conte potrebbe decidere di far votare agli iscritti un documento in cui ribadisce la correttezza del suo operato. Sullo sfondo la questione in sospeso del limite dei due mandati. Se Conte usasse la conferma della regola come una clava interna, impedirebbe a Di Maio di ricandidarsi, ma sbarrerebbe la strada del Parlamento anche ad alcuni contiani come Paola Taverna.
Tra i due contendenti c'è Beppe Grillo, che viene descritto come molto irritato
con l'avvocato perché l'avrebbe convinto a scrivere il discusso tweet pro-Belloni. Il giallo della notte di venerdì viene già definito nei gruppi come «il casus Belloni» che ha fatto scoppiare la guerra tra Conte e Di Maio.
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