Farage, "il signor PayPal". Finanziamenti sospetti al Brexit Party in ascesa

Ispettori nella sede del partito per donazioni in rubli e dollari. Lui: "Persecuzione politica"

Farage, "il signor PayPal". Finanziamenti sospetti al Brexit Party in ascesa

«Altro che uomo del popolo, Nigel Farage sarà ricordato come l'uomo del PayPal», attacca il laburista Gordon Brown, che ha chiesto l'intervento della Commissione elettorale per verificare da dove provengano i finanziamenti al Brexit Party. Detto, fatto. A 48 ore dal voto per le Europee, che in Gran Bretagna si svolgeranno domani, giovedì, gli ispettori sono arrivati ieri nella sede del partito fondato un mese fa dall'ex broker della City, al galoppo nei sondaggi. I commissari hanno visionato una serie di documenti per verificare la tracciabilità delle donazioni arrivate al Brexit Party e potrebbero aprire un'indagine. Il sospetto, amplificato da un'inchiesta del quotidiano Guardian, è che dietro alla macchina da guerra del sovranista Farage ci sia lo zampino russo e americano. La circostanza preoccupa particolarmente ora che i pronostici dicono come il movimento, nato un mese fa dalle ceneri dell'Ukip, alleato dei Cinquestelle a Bruxelles, supererà il 30% alle Europee, con uno scarto di 10 punti sui secondi, Laburisti o LibDem.

Nel mirino ci sono le donazioni che piovono sul partito tramite pagamento elettronico con PayPal. «Non so in quale valuta siano fatte», ha ammesso nei giorni scorsi il presidente del Brexit Party, Richard Tice, corretto nelle scorse ore da Farage che assicura: «Non accettiamo valua straniera». In base alla legge inglese, le donazioni superiori alle 500 sterline devono essere riportate alla Commissione elettorale e arrivare da contibutori «leciti», iscritti ai registri elettorali, oppure da società che figurano nell'albo delle imprese e operano nel Regno Unito. Ma le cose cambiano per le mini-donazioni delle quali il Brexit Party dice di nutrirsi. Tante, piccole e sostanzialmente anonime, perché la legge non prevede che vengano verificati nomi, nazionalità oppure origine dei donatori che aprono i rubinetti per piccole cifre e perché PayPal converte automaticamente in sterline anche donazioni in altra valuta. «La maggior parte dei nostri fondi arriva da gente che versa 25 sterline», spiega lo stesso Farage, che nei giorni scorsi ha raccontato come la cavalcata verso il voto stia facendo registrare un boom senza precedenti. Nato per portare il Regno Unito definitivamente fuori dall'Unione europea, il movimento vola con 100mila sterline di donazioni quotidiane (circa 115mila euro) tanto da aver costretto il fondatore ad assumere nuovo personale.

Ma per l'opposizione laburista, che attacca tramite l'ex premier Brown, il Brexit Party «non è un partito, è un'azienda privata». «Non ha membri, ma azionisti. E non puoi sapere se i soldi arrivano da finanziatori stranieri, ma puoi pagare il partito in rubli russi o in dollari americani». «Calunnie», replica Mr Brexit, che se la prende con la Commissione elettorale per la «diretta interferenza politica», la sua partigianeria («È piena di Remainers») e accusa l'establishment di aver orchestrato «una trappola» e Brown di «gelosia» per i risultati politici.

Nel frattempo un'altra tegola rischia di piombare sulla testa del leader del Brexit Party, dopo il milkshake che gli ha lanciato un contestatore a Newcastle. Nuovi guai potrebbero arrivare da Bruxelles, l'odiata Bruxelles dove Mister Brexit siede come europarlamentare dal 1999. Come prevede la Ue per evitare conflitti di interesse, Farage rischia un'inchiesta per non aver dichiarato 450mila sterline (mezzo milione di euro) di spese foraggiate dal magnate inglese delle assicurazioni, Arron Banks, ricco sostenitore della campagna per l'addio alla Ue.

Con quei soldi Farage si è pagato anche i viaggi negli Stati Uniti per incontrare politici di estrema destra. Persecuzione? Oppure un altro tassello nel puzzle delle connessioni russe e americane con i sovranisti europei?

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