Fare affari con tutti ma senza fidanzarsi di nessuno. Questa è la regola nelle relazioni economiche tra Paesi, che significa non perdere la freddezza per preservare la propria indipendenza, staccando la spina quando necessario. Noi, Italia e Europa, siamo oggettivamente il popolo che più di altri pratica la democrazia liberale. Dall'Atene di Pericle l'abbiamo lasciata e ripresa più e più volte e ancora non è perfetta. Però siamo quelli che vivono meglio e per farlo ci servono risorse che non abbiamo, dalle fonti energetiche alle materie prime. Perciò vendiamo e compriamo di tutto, commerciando il più delle volte con Paesi dove la civiltà democratica è a uno stadio inferiore. Non importa se perché ancora non hanno compiuto il processo di evoluzione industriale o perché ispirati da una cultura diversa, che tiene l'uomo in secondo piano rispetto alla comunità. Quel che importa è il disagio che proviamo quando certe carenze vengono a galla.
In questi giorni ci dibattiamo tra la celebrazione dell'accordo con l'Egitto, per importare il suo gas, e la rabbia per il caso di Giulio Regeni. È un problema solo nostro, che aspettiamo una giustizia che non ci sarà mai perché non ci è dovuta. È inutile illudersi che sia una democrazia, non c'è lo Stato di diritto. Il fatto che abbiamo rapporti commerciali anche intensi, dal gas alle vacanze a Sharm El Sheikh, non ci mette sullo stesso piano di civiltà. Pure la questione di quale boccone sia meno indigesto, Putin o al-Sisi, è fuorviante per l'opinione pubblica. Nessuno dei due vale un fidanzamento. Sono entrambi espressione di regimi meno liberali del nostro. Fino a 3 mesi fa eravamo contenti di farci gonfiare di metano dalla Russia, eppure anche lì c'erano giornalisti e oppositori che venivano uccisi, solo non si chiamavano Regeni. Ma noi facevamo finta di non sapere, con un trucco semplice: tenere separate le questioni di civiltà democratica da quelle economiche. Ma una guerra non si può ignorare. O meglio, l'annessione della Crimea ancora sì, se fatta rapidamente e senza tanti orrori. Ma pure distinguere tra cinquanta sfumature di guerra porta fuori strada. Questa in corso è pericolosa perché ne siamo potenzialmente coinvolti, dato che ci espone al rischio di un'escalation, e dunque dobbiamo farla smettere. Solo che la madre di tutte le sanzioni, il pagamento cash del gas, non è praticabile, perché è troppo. Ha una quota eccessiva nel nostro mix energetico, tanto da averci gettato nel dilemma dei condizionatori.
È questo il vero problema col gas russo: abbiamo abboccato troppo all'amo della convenienza. Ci siamo sbilanciati, abbiamo perso lucidità.
A turno tanti Paesi, con cui abbiamo forti scambi commerciali e interessi industriali, prima o poi passeranno la linea invisibile che trasforma la convenienza in pericolo. Dobbiamo essere in grado di staccare la spina e avere delle alternative, a costi e tempi accettabili. Per dirla con le parole di Don Corleone: «Niente di personale, è solo business».
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