Sono passati 72 anni dalla caduta del fascismo ma il Ventennio mussoliniano continua a dividere e a far discutere.
Con un’Europa in forte crisi, economica e politica, i movimenti di estrema destra avanzano quasi ovunque, tranne in Italia dove finora Casa Pound, Forza Nuova e tutti i movimenti satelliti viaggiano su cifre dello zero virgola qualcosa. Fa eccezione Fratelli d’Italia che è accreditata al 4% ma che non si può definire un partito neofascista e il cui elettorato di riferimento è insidiato dalla Lega Nord di Matteo Salvini. Voti e percentuali, a parte, nell’immaginario collettivo il fascismo divide, affascina e scalda gli animi. Ne è un esempio lampante la polemica innestata dal presidente della Camera Laura Boldrini sull’eliminazione della scritta “Dux” dall’obelisco del Foro Italico. Eppure sono ancora molti i nostalgici che in casa conservano il busto di Mussolini oppure gli esercenti che vendono calendari o gadget vari (es: accendini) a lui dedicati in località di mare come Sabaudia, ma non solo. Predappio è ancora oggi meta di pellegrinaggio e nella Capitale vi sono varie librerie chiamate “non conformi” che danno largo spazio a interpretazioni differenti del Ventennio da quelle della pubblicistica tradizionale.
“Il fascismo rappresenta un problema che è stato rimosso per trent’anni. Fino agli anni ’70 non si è analizzato in modo serio e sul lavoro mio e di De Felice ci sono state polemiche strumentali”, spiega a ilGiornale.it lo storico Giordano Bruno Guerri. “Da un lato – prosegue Guerri – il Ventennio è stato un periodo segnato da una sostanziale negatività per la mancanza delle libertà individuali, ma da un altro punto di vista c’è stata anche una positiva spinta alla modernizzazione con la riduzione delle ore di lavoro e la creazione dell’Iri”. Ed è proprio sul campo economico che, secondo Adriano Scianca, responsabile culturale di Casa Pound, il fascismo presenta degli elementi di modernità, mentre il colonialismo e le leggi razziali sono eventi da contestualizzare e figli del proprio tempo. “Un anno fa il Manifesto scrisse che per far fronte alla crisi bisognava tornare all’Iri. Credo – spiega - che alcuni provvedimenti economici che trasportati in un contesto del tutto diverso possono essere utili per far fronte alla contingenza economica”. Ma riproporre il fascismo tout-court per gli storici è impossibili. Secondo Arrigo Petacco: "Il fascismo è morto nel ’43, poi ne è nato un mostricciatolo durato due anni.
Lo stesso Mussolini disse ‘il fascismo morirà con me’ e tutto ciò che esiste oggi sono solo reperti storici che sopravvivono senza speranza". Dello stesso avviso è anche Guerri che vede in Marine Le Pen un fenomeno di neoconservatorismo che nulla ha a che vedere col fascismo: "Non può tornare, mettiamoci una pietra sopra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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