I falchi della Fed si siedono in panchina, ma sono pronti a rientrare presto in campo. Si salda infatti a indicazioni velenose sulle prospettive di politica monetaria, la decisione con cui ieri la banca centrale Usa ha lasciato invitati i tassi in una forchetta compresa fra il 5,25% e il 5,50%. Ma è solo una tregua. La postura rigida è destinata a continuare, e più del previsto.
Forte delle nuove indicazioni macroeconomiche che indicano un Pil in crescita quest'anno del 2,2%, una stima due volte più robusta di quella di giugno che cancella ogni ombra di recessione, Eccles Building non intende mollare la presa sull'inflazione, seppur il livello atteso a fine dicembre sia sceso al 3,7%. C'è insomma altro lavoro da fare, con un altro giro di vite da incasellare entro fine anno (sarebbe il dodicesimo), presumibilmente a inizio novembre. Così come nella Bce, anche all'interno del direttivo dell'istituto statunitense una solida maggioranza (12 governatori contro sette) sta imponendo scelte in chiave restrittiva, destinate a durare nel tempo. Entro dicembre Washington dovrebbe aver centrato il pivot, il punto raggiunto il quale cessano gli inasprimenti, ma le armi non saranno deposte. I dot plot, ovvero i pallini che mostrano le aspettative del board sull'evoluzione dei tassi, indicano che nel 2024 saranno appena due i tagli al costo del denaro, la metà rispetto a quanto stimato in giugno. In sostanza, l'alleggerimento sarà limitato a 50 punti base. Bisognerà inoltre attendere il 2026 prima di vedere scendere i tassi attorno al 3%.
Prospettive poco piacevoli per i mercati, subito messe in conto da Wall Street che ha dimezzato in pochi minuti i guadagni della seduta (+0,3% a un'ora dalla chiusura), anche se il presidente della Fed Jerome Powell (in foto) ha cercato di stemperare il messaggio, sottolineando come il passaggio a un minor numero di sforbiciate abbia più a che fare con l'ottimismo ai piani alti della banca sulla crescita economica che con una crescente preoccupazione per l'inflazione persistente. In generale, un'attività più forte significa che dobbiamo fare di più con i tassi, ha detto.
Insomma, un'Eccles Building molto hawkish che fa leva su un'attività economica in espansione a un ritmo solido, rispetto al moderato delle dichiarazioni precedenti, e su un aumento dei posti di lavoro che è rallentato negli ultimi mesi ma rimane forte. L'inflazione resta ancora un Moloch da abbattere. Vogliamo vedere prove convincenti del fatto che abbiamo raggiunto il livello appropriato - ha spiegato Powell - , stiamo vedendo progressi e ne siamo lieti. Ma dobbiamo vedere ulteriori miglioramenti prima di essere disposti a raggiungere questa conclusione. Senza la stabilità dei prezzi l'economia non funziona.
Di sicuro la Fed sta seguendo con qualche apprensione l'andamento dei prezzi dell'energia e in particolare quelli del petrolio, le cui quotazioni viaggiano verso i 100 dollari al barile e stanno già impattando sui listini dei carburanti, una spina nel fianco per Joe Biden nella corsa per strappare un secondo mandato alla Casa Bianca. Powell è consapevole dei rischi: Un atterraggio morbido è possibile, ma non direi che è l'attesa di base.
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