Bongiorno: "Femminicidi, pene severe per chi uccide con odio Codice rosso, più rigore"

L'avvocato: «Ho scritto una legge per evitare ritardi nell'ascolto di chi denuncia una violenza Adesso interveniamo per velocizzare i processi»

Bongiorno: "Femminicidi, pene severe per chi uccide con odio Codice rosso, più rigore"
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Giulia Bongiorno, palermitana, classe 1966, avvocato di fama. Protagonista di processi epici dai quali è uscita sempre vittoriosa. Il più antico quello contro Andreotti, il più recente contro Salvini. Da anni in politica. Deputata della Lega e presidente della commissione Giustizia del Senato. Si è sempre impegnata con passione nella battaglia a difesa delle donne. È una delle protagoniste della legge sul codice rosso. Lei immagina la lotta delle donne come qualcosa di molto concreto, senza fronzoli, senza ideologie. Fuori dalla propaganda. Diciamo che non è una seguace del femminismo woke.

Presidente, il femminicidio diventa reato. Punito con l'ergastolo. Qual è la novità? Il reato di omicidio già lo prevedeva.

«Non tutti ricordano che, fino al 1981, chi uccideva una donna in nome dell'onore veniva condannato a una pena mite, come se il legislatore in qualche modo lo giustificasse. Ciò denotava una visione della donna come essere inferiore. Oggi viene affermato il principio opposto, con una severa sanzione nei confronti di chi uccide per motivi di odio e di disprezzo derivanti dall'idea della donna come essere inferiore. Il tipico esempio è quello di chi vuole mantenerne la subordinazione o controllarne l'autonomia non riconoscendole libertà di autodeterminazione».

Il Codice Rosso, di cui lei è stata una delle autrici, ha funzionato poco?

«Funziona molto bene quando viene applicato. Purtroppo, non sempre viene rispettato il termine entro cui dev'essere sentita la donna denunciante: quasi sempre l'atto viene delegato e spesso non si coglie l'urgenza di interventi per prevenire la violenza. Ma la donna che trova il coraggio di denunciare una violenza non può, non deve, essere abbandonata dalle istituzioni. Per questo ho scritto una nuova legge, il Codice Rosso rafforzato, che prevede la possibilità del procuratore capo di intervenire per neutralizzare eventuali ritardi. Nella stessa scia si inserisce il disegno di legge approvato ieri dal Cdm: è previsto che «la donna, su sua richiesta, venga sempre sentita dal pm».

Creare nuovi reati aiuta la giustizia?

«Nessuno pensa di trasformare la giustizia soltanto introducendo nuovi reati. Servono risorse, una migliore organizzazione e una velocizzazione dei processi. Ed è noto che si sta lavorando anche alle riforme costituzionali. In questo quadro, anche l'introduzione di alcune nuove forme di reato può essere importante. Il femminicidio è qualcosa che mancava».

Per il senso comune la sinistra è culla del femminismo e la destra maschilista. Come mai invece è la destra a proporre leggi per le donne?

«Avendo una certa esperienza come presidente di commissione Giustizia, posso dirle che, in occasione di queste battaglie, ho sempre visto in prima linea maggioranze trasversali di donne. Lo stesso avviene per altre proposte di legge. Penso per esempio a quella che stiamo esaminando in questi mesi, sul doppio cognome. Come precisato dalla Corte costituzionale, la proiezione sul cognome del figlio del duplice legame genitoriale è il riconoscimento più immediato dell'eguaglianza e del rilievo paritario di ambo i genitori: la donna rischia di diventare invisibile e di veder oscurato il suo status genitoriale se al suo cognome non viene riconosciuta pari dignità rispetto a quello dell'uomo. Questa legge incontra tantissime resistenze anche perché non è noto a tutti che oggi il doppio cognome è stato introdotto dalla Corte costituzionale. Agli uomini che non vogliono rinunciare a mantenere il proprio cognome come unico, ricordo che, in caso di figlie femmine, il cognome lo perderebbero comunque».

La sinistra voterà a favore di questa legge?

«Spero di sì».

Uno dei problemi della lotta contro la violenza verso le donne è la facilità con cui si inquinano prove...

«Vero. Spesso l'autore di un femminicidio ha la possibilità di far scomparire le tracce presenti sul corpo della vittima avvalendosi dei diritti in materia di disposizione delle spoglie della vittima per chiederne la cremazione. Martedì al Senato sarà approvata una proposta della Lega per evitare questo tipo di inquinamento delle prove».

Basteranno le leggi a fermare la violenza?

«Specie da quando ho costituito con Michelle Hunziker la Fondazione Onlus Doppia Difesa, mi sono battuta per tante innovazioni normative in materia di violenza contro le donne. Ma so che da sole le leggi non bastano a generare quel necessario cambiamento nella mentalità della gente che semmai possono e devono accompagnare.

La violenza ha anche radici culturali, legate a stereotipi e pregiudizi, e potrà essere contrastata più efficacemente soltanto quando cambierà il modo di concepire la relazione uomo-donna; servono rispetto reciproco, parità autentica, collaborazione, fiducia».

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