Dopo la marea viola di sabato, con migliaia di manifestanti scese in piazza a Istanbul e in altre città, continua in Turchia la protesta delle donne contro la decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere. Le associazioni femministe hanno annunciato nuovi sit-in a partire da ieri pomeriggio in numerosi quartieri di Istanbul. Altre iniziative sono anche programmate nei prossimi giorni, prima di una nuova manifestazione sabato a Kadikoy, zona residenziale sulla sponda asiatica di Istanbul, roccaforte laica della città. Mentre anche dall'estero piovono critiche alla decisione controversa di Erdogan. La Turchia però le ha respinte con decisione. Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha affermato che «i diritti delle donne nella legislazione nazionale della Repubblica di Turchia sono tutelati dalle norme più avanzate».
Ma il governo ha solo accennato a quali possano essere state le motivazioni che hanno portato all'uscita dalla convenzione. La presidenza ha affermato che l'intenzione originaria del trattato di promuovere i diritti delle donne «è stata dirottata da un gruppo di persone che tentano di normalizzare l'omosessualità», incompatibile con i valori sociali e familiari della Turchia. Ha poi aggiunto che anche sei membri dell'Ue (Bulgaria, Ungheria, Repubblica Ceca, Lettonia, Lituania e Slovacchia) non hanno ratificato l'accordo.
Gli alleati occidentali non sono convinti. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che la decisione è stata «profondamente deludente» mentre Heiko Maas, ministro degli Esteri tedesco e presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, e Rik Daems, presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta molto dura: «Ricordiamo che lo scopo della Convenzione difende il diritto umano fondamentale delle donne a una vita libera dalla violenza».
Ma oltre ai cortei, le attiviste annunciano l'avvio di una protesta quotidiana alle 21 da balconi e finestre delle case, utilizzata anche in passato dall'opposizione turca. Verranno percossi pentole e coperchi in segno di contestazione. L'iniziativa è stata ideata infatti per aggirare le limitazioni alle manifestazioni di piazza. Anche perché i dati sulla violenza alle donne sono sempre più preoccupanti. Le ong stimano che il numero di donne uccise in Turchia nel 2021 - a soli tre mesi dall'inizio dell'anno - è di 78. Anche l'opposizione è intervenuta e ha promesso di riportare il Paese alla convenzione. «Stai fallendo nel proteggere il diritto alla vita», ha sottolineato Gokce Gokcen, una parlamentare dell'opposizione su Twitter rivolgendosi al governo.
È arrivato poi il commento della scrittrice turca Elif Shafak. La violenza contro le donne in Turchia è una «enorme crisi dei diritti umani» e si sta «intensificando», ha precisato in una intervista alla giornalista della Cnn Christiane Amanpour.
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