Femministe in piazza. Slogan anti-Israele e assalto ai pro-Vita

Quella che era nata come una manifestazione transfemminista contro le violenze di genere e contro "l'odio etero cisgender patriarcale", col pensiero rivolto a Giulia Cecchettin, si è trasformata in una manifestazione pro Palestina, contro il governo, contro i cattolici e contro Israele

Femministe in piazza. Slogan anti-Israele e assalto ai pro-Vita
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Quella che era nata come una manifestazione transfemminista contro le violenze di genere e contro «l'odio etero cisgender patriarcale», col pensiero rivolto a Giulia Cecchettin, si è trasformata in una manifestazione pro Palestina, contro il governo, contro i cattolici e contro Israele.

Il corteo organizzato da Non una di meno per la giornata internazionale contro la violenza di genere, a cui alla fine la sorella di Giulia, Elena Cecchettin, ha deciso di non partecipare, è iniziato nella totale assenza di bandiere di partito. Sì, Elly Schlein ha fatto atto di presenza, ma le uniche bandiere che spiccavano erano quelle della Palestina. I cartelli erano abbastanza espliciti: «Con le donne che resistono. Con la Palestina libera». La ragazza che lo teneva in mano non aveva dubbi: «Siamo entrambe vittime di uno Stato che non ci viene incontro. Non credo che si possa dire che la Palestina è più maschilista dell'Italia». La posizione ufficiale delle attiviste di Non una di meno è stata cerchiobottista: «Diamo solidarietà anche alle donne israeliane che sono state aggredite e stuprate. Abbiamo citato la Palestina perché è in atto una feroce aggressione alle civili e ai civili. È in atto un'occupazione da anni». E ancora: «E che Israele sia uno Stato di occupazione lo definisce l'Onu. La Guerra è l'espressione più alta del patriarcato. Dove lo stupro viene usato per il controllo. E questo è stato certamente fatto da Hamas, ma anche da altri eserciti. Come il nostro in Somalia». I cori «contro il colonianismo e il suprematismo bianco», infatti, sono stati numerosi. Un'attivista ha accusato Giorgia Meloni di essere stata la prima «a stringere la mano insanguinata di Netanyahu».

In piazza era presente anche lo scrittore Christian Raimo che aveva criticato la nomina dello psicologo Alessandro Amadori come consulente del ministero dell'Istruzione. «Questo è un movimento nuovo e trasversale che potrebbe rinnovare il Pd», dice e poi aggiunge: «Accusare questa piazza di essere antisemita è una bugia e la polemica sulle donne ebree mi sembra totalmente pretestuosa». Tra la folla c'è chi pensa che questo evento possa servire a mandare a casa il governo Meloni, che non è stato esente da critiche. Anzi, quando il camion di Non una di meno ha raggiunto la sede di Pro Vita è stato ribadito che quella era una «manifestazione transfemminista e antifascista». La sede della Onlus cattolica è stata, quindi, colpita con lanci di bottiglie e fumogeni, mentre le forze dell'ordine sono state criticate perché svolgevano il loro lavoro. Nel frattempo, l'esponente delle Famiglie Arcobaleno si scagliava contro il ministro Piantedosi sulla mancata trascrizione all'anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriale: «Dietro questa decisione c'è Meloni, c'è Roccella e la peggior feccia fascista di questo Paese». Jacopo Coghe, portavoce della Onlus cattolica, ha commentato con un tweet l'ennesimo assalto: «Quelli contro ogni violenza stanno perpetrando una violenza inaudita contro la nostra sede di #ProVitaFamiglia. Stanno rompendo i vetri delle nostre vetrine, stanno dando fuoco alle serrande. Un odio cieco e una violenza furiosa. Chi non condanna è complice! #25Novembre2023 #nonunadimeno». E, poi, arrivata anche la solidarietà da parte di Matteo Salvini: «Se assaltano la sede della Cgil c'è (giustamente) indignazione nazionale. Se sottolinea il vicepremier leghista - estremisti rossi assaltano la sede di una Onlus che aiuta e difende le famiglie, silenzio? La solidarietà mia, di tutta la Lega e di tutto il popolo italiano».

Sono state dello stesso tenore le parole di Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d'Italia-Ecr al Parlamento europeo, che su Facebook ha scritto: «Eccole, le militanti democratiche e contro ogni violenza che, dietro la maschera della lotta alla violenza sulle donne, nascondono l'odio per chi difende vita e famiglia. Un abbraccio agli amici di Pro Vita & Famiglia Onlus e una durissima condanna, che spero arrivi da parte di tutte le forze politiche, a chi in queste ore ha dato l'assalto alla loro sede».

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