Fermato il blitz sui licenziamenti. L'Orlando furioso soccorso dai suoi

Il partito fa quadrato intorno al ministro ma resta il generico "impegno a non licenziare" per chi usa la Cig ordinaria. Scontro pure su appalti e semplificazioni: domani la cabina di regia

Fermato il blitz sui licenziamenti. L'Orlando furioso soccorso dai suoi

Il confronto tutto sommato è chiaro: da una parte chi vuol liberalizzare l'economia, dall'altra chi vorrebbe cristallizzare norme sugli appalti, divieto di licenziamenti, stop agli sfratti. «È un confronto culturale e di interessi rappresentati -dice il presidente dei deputati di Forza Italia Roberto Occhiuto- però l'idea che maggiori vincoli possano fermare il malaffare si è dimostrata fallimentare: si blocca solo l'economia. Del resto noi proponiamo soluzioni europee, mica cinesi».

Archiviata la partita sulle riaperture, il nuovo scontro tra le anime della maggioranza investe in pieno la governance dell'economia. Ed è uno scontro ancora più acceso e su più fronti: semplificazione, licenziamenti, Pnrr. Il blitz del ministro Orlando per prorogare i licenziamenti è fallito, scontrandosi anche con i paletti fissati da Draghi. E ieri, per tutta la giornata, il ministro ha lavorato per non restare con il cerino in mano: per tutta la giornata il Pd ha recitato il monologo «salvate il soldato Orlando». Dall'ultimo parlamentare fino a Enrico Letta, tutti a tessere le lodi del ministro e a smentire l'esistenza stessa del blitz con cui si è tentato di introdurre la proroga nel Dl Sostegni bis. Tra i 5 Stelle l'unico assist è arrivato dall'ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, cioè colei che aveva varato l'interminabile blocco dei licenziamenti in vigore da febbraio 2020.

Le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio però prevedono 150mila posti di lavo a rischio, molto al di sotto del milione di posti in meno paventati finora. Concorda sulle stime anche Francesco Seghezzi, presidente della fondazione Adapt, secondo cui il vero nodo sono le politiche attive del lavoro: «Dopo essere andati in Centri per l'impiego che non funzionano, è facile che molti lavoratori preferiscano aspettare la pensione», piuttosto che tentare un difficile ricollocamento. A essere in ritardo dunque è proprio la riforma delle politiche attive del lavoro promessa da Orlando.

In serata arriva il compromesso. Il Pd fa trapelare «soddisfazione» ma la proroga del blocco dei licenziamenti al 28 agosto sparisce. Resta un «impegno a non licenziare» per le aziende che dall'1 luglio usano la cassa integrazione ordinaria. In cambio addizionali azzerate fino a fine anno. E un pacchetto di misure per il reimpiego, dagli sgravi al 100% ai contratti di espansione. Ma, dicono fonti di Palazzo Chigi, sul tema è aperto il confronto con le parti sociali.

Resta da risolvere la grana del Dl semplificazioni. Anche qui il Pd è schierato in difesa dopo l'uscita della bozza che prevede il ritorno al general contractor, e subappalti senza il limite del 40%, seppur non integrali. Una norma, quest'ultima, che ha provocato l'ira di Pd e Cgil, ma che risponde anche a una richiesta dell'Ue. Le posizioni sono divaricate: il Pd difende il codice degli appalti, la Lega vorrebbe azzerarlo, Fi indica la direttiva europea, i 5 Stelle dicono no agli appalti al massimo ribasso e rivendicano il modello dello Sblocca-cantieri di Conte.

Il confronto non è semplice e richiederà una nuova

cabina di regia che dovrebbe tenersi domani con l'obiettivo di varare i testi entro la settimana. Incluso il dl sulla governance del Pnrr che prevede una piattaforma online per reclutare i tecnici per gestire i progetti.

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