Il partito delle tasse è tornato ad affilare le armi. Negli ultimi giorni si è drammaticamente tornati a parlare di patrimoniale. Non avremmo mai voluto sentirla nominare nuovamente - figuriamoci in un periodo tanto sciagurato come quello che stiamo vivendo! - eppure eccoci di nuovo qui alle prese con la sinistra di governo che con un emendamento si appresta a mettere le mani nei risparmi (esigui) del ceto medio per sperperare altro denaro che ha già dimostrato di non saper amministrare. Fortunatamente la proposta è stata dichiarata inammissibile oggi "per carenza o inidoneità di compensazione". Pericolo scampato, per il momento. Ma presto o tardi torneranno all'assalto.
L'assalto degli ultrà delle tasse
"Adesso non si può applicare", ha ammesso pure Romano Prodi. "C'è questa opinione pubblica...". In futuro, però, ci riproveranno. È una certezza. "Qualche strumento che preveda il fatto che in un momento di sacrificio chi ha di più contribuisca in favore dei più deboli - ha promesso il Professore - deve essere pensato". È solo questione di tempo, dunque. A questo giro i pasdaran delle tasse portano i nomi di Matteo Orfini (Partito democratico) e Nicola Fratoianni (Liberi e uguali). Fino all'ultimo hanno provato a portare a casa il risultato. Non tutti all'interno della maggioranza erano d'accordo con loro. In molti gli si sono rivoltati contro, ma i più radicali hanno subito fatto sentire il proprio sostegno. E così i due firmatari erano pronti a presentare la proposta alla riunione di maggioranza che si terrà domani. "Va affermato il principio che si possa discutere, in una fase di crisi come questa, del fatto che chi ha di più, debba dare qualcosa di più". Gli ultrà delle tasse hanno cercato di imporsi facendo passare il messaggio (falso) secondo cui con la patrimoniale si sarebbe addirittura andati incontro a una riduzione della pressione fiscale. "Con questo emendamento chi non raggiunge i 500mila euro di patrimonio pagherà meno tasse di quante ne paga oggi - ha provato a garantire Orfini - perché con l'emendamento ne cancelliamo diverse: Imu, imposte di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli". La realtà, però, è un'altra.
Redditi tassati due volte
Per capire la strategia dell'emendamento dobbiamo fare piazza pulita di uno slogan per nulla veritiero. Non è affatto vero che l'imposta sarebbe andata a colpire i paperoni d'Italia. O meglio: non solo. Il salasso sarebbe, infatti, partito da patrimoni di 500mila euro. Una cifra enorme, per carità, ma che in grandi città come Milano e Roma si supera tranquillamente con la proprietà di un appartamento acquistato dopo anni di sacrifici e mutuo a fine mese. Non solo. A far due calcoli su quanto questa imposta avrebbe effettivamente pesato sulle tasche dei contribuenti ci ha pensato l'Istituto Bruno Leoni contestandone la brutale ideologia vessatoria con cui è stata concepita. Con la patrimoniale, infatti, i redditi sarebbero stati tassati due volte. "Una prima volta - ci spiegano - attraverso le tante sostitutive di cui è disseminato il nostro sistema fiscale ed una seconda per via dell'imposta Fratoianni". Ma andiamo con ordine. Se licenziato come presentato, l'emendamento Fratoianni avrebbe portato nelle casse dello Stato un gettito non lontano da quello che oggi incassa con l'Imu sulla seconda casa che sarrebbe stata appunto abolita. L'abolizione, però sarebbe stata solo fumo negli occhi. Non solo avrebbero colpito anche le prime case, su cui oggi non si paga l'Imu, ma l'intero patrimonio. "Di conseguenza, quei redditi sarebbero tassati due volte - spiegano ancora - una prima volta attraverso le tante sostitutive di cui è disseminato il nostro sistema fiscale ed una seconda per via dell'imposta Fratoianni". Ma quanto avrebbe pesato? Secondo l'attento studio redatto ieri dall'Istituto Bruno Leoni, "una aliquota che va dallo 0,2% al 2% sulla ricchezza netta delle famiglie corrisponde - a spanne - ad una aliquota che passa dal 5%-10% al 50% e più (anche al 100%!) sul rendimento di quella ricchezza". Aliquote che gli economisti non faticano a bollare come "prossime ad essere espropriative".
Lo stop all'emendamento
Questa mattina l'emendamento alla legge di Bilancio 2021 è stato dichiarato inammissibile "per carenza o inidoneità di compensazione", ovvero problemi di copertura finanziaria. I due firmatari hanno subito fatto sapere che presenteranno ricorso. "Ci aspettiamo una spiegazione, numeri alla mano, del perché questo sia accaduto", hanno commentato annunciando che ripresenteranno l'emendamento in Senato tenendo conto delle obiezioni che sono state mosse a Montecitorio. "È bene non illudersi", hanno fatto sapere (con acuta preveggenza) dall'Istituto Bruno Leoni prima che arrivasse lo stop. "Rimarrà sullo sfondo perché quando i soldi serviranno davvero - ed è un momento che prima o poi arriverà - quella politica non saprà pensare ad altro".
Questo perché la genialata partorita da Fratoianni e da Orfini è "l'espressione di una politica che - avendo perso la partita della crescita senza mai combatterla - altro non può e non sa fare se non redistribuire quel poco che ormai rimane".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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